Attualità

Autonomia ed elezioni Regionali congelate fino ad aprile

di Ivano Tolettini -


Giorgia Meloni è stata chiara con i suoi. Fino a dopo il 9 aprile della data delle elezioni regionali in Campania e Veneto non si parlerà ufficialmente. Quel giorno la Corte Costituzionale valuterà il ricorso del governo contro la legge della Campania sul terzo mandato. Qualora la Consulta confermasse l’orientamento già espresso sul mandato dei sindaci dei Comuni superiori ai 15 mila abitanti, blindando le due legislature, si sfoglierebbe la margherita per la convocazione dei comizi elettorali. Se è vero che dopo il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, altri due ministri come Antonio Tajani e Andrea Abodi, hanno spiegato che lo slittamento alla primavera 2026, dopo le Olimpiadi di Milano Cortina, potrebbe essere saggio, è altrettanto vero che Fratelli d’Italia ha ripetuto che il candidato per la presidenza del Veneto spetterebbe al partito di maggioranza relativa. Appunto ai meloniani, che dopo avere traguardato il 30% alle Politiche 2022, l’anno scorso alle Europee si sono spinti ancora più in su, al 34%, relegando la Lega a un magro 14%. E sì che con Zaia il Carroccio nell’autunno 2020 collezionò una maggioranza bulgara (30 consiglieri su 50), ma adesso il vento è girato a Nordest (e non solo), tanto da far ripetere a Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario in Senato di FdI, che rivendicare la poltrona di governatore serenissimo è cosa buona e giusta. A insaporire le polemiche con un po’ di pepe ieri ci ha pensato la capogruppo Pd in consiglio regionale a Venezia, Francesca Camani, per la quale rinviare il voto al ’26 sarebbe la sospensione della democrazia: “È sconcertante rivedere, a distanza di cinque anni, le dichiarazioni di Luca Zaia che in pieno Covid invocava le elezioni regionali per il luglio 2020. Definendo il rinvio la sospensione della democrazia”. “Oggi invece – prosegue – Zaia fa melina e fa di tutto per spostare l’appuntamento con il voto a dopo le Olimpiadi. Ha messo in piedi un teatrino con il ministro dell’Interno Piantedosi, che teorizza un’inesistente autonomia della Regione nello stabilire la durata della legislatura. Viene proprio da dire «come si cambia per non morire»”. Non sfugge che la posizione del Pd è simile a quella di FdI, perché il principale partito d’opposizione in Parlamento non vuole ritrovare Vincenzo De Luca come candidato a Napoli, mentre il partito della premier prima di cedere a un leghista ancora una volta lo scranno più alto in Veneto, vuole molte garanzie. Ma soprattutto vuole discuterne al proprio interno. Il senatore Luca De Carlo, segretario regionale di FdI, e l’eurodeputata Elena Donazzan hanno fatto intendere che se il partito chiama sono pronti a spendersi. Tra l’altro per rinviare le elezioni Regionali bisognerebbe votare una legge nazionale. E per ora solo la Lega è favorevole. Ieri il ministro Tajani dopo l’incontro con la premier e Salvini sull’Ucraina ha ripetuto che “ho grande ammirazione e rispetto per Zaia che considero un eccellente governatore. Se teneva un po’ più in considerazione Forza Italia avrebbe fatto meglio, perché se si sta in maggioranza bisogna essere rappresentati nelle commissioni in giunta. Però quando noi diciamo che siamo a favore di due mandati, come è previsto dalla legge, non è una scelta contro qualcuno, ma è una scelta a difesa della democrazia”. Di seguito il capo degli azzurri aggiunge: “ Non è una questione Zaia, non è neanche una questione De Luca, ma di un principio e di coerenza, una difesa della democrazia e dell’alternanza, per evitare incrostazioni di potere e che prevalga una posizione personale. Il mio principio rimane questo”. Nel frattempo l’altra riforma cara alla Lega, l’autonomia differenziata, rimane in sospeso dopo i rilievi della Corte Costituzionale. Gli unici due ministeri che hanno predisposto i pareri sono quelli leghisti delle Infrastrutture e dell’Economia. Gli altri, anche sui temi no-Lep come la Protezione Civile, non si sono pronunciati e il disagio nella Lega si tocca con mano. Calderoli ha pronta una legge delega che fissa i principi per realizzare i Lep. Ma le priorità sono altre. Dazi e difesa comune sopra tutto. L’autonomia resta in stallo.


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