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Brugnaro attacca i Pm: “Indagato per 22 mesi senza alcuna proroga”

di Ivano Tolettini -


Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro (nella foto), va all’attacco dei Pm che lo hanno indagato per corruzione nell’ambito dell’inchiesta Palude, che ha visto il suo ex assessore Roberto Boraso e altri tre imprenditori che hanno oliato quest’ultimo, chiedere il patteggiamento allargato.

Dopo avere letto le 30 mila pagine della ponderosa inchiesta dei magistrati Roberto Terzo e Federica Baccaglini, dopo il deposito degli atti avvenuto a febbraio, li accusa di avere violato i suoi diritti costituzionali. Il motivo? “Sono sconvolto – spiega il sindaco della Serenissima ai giornalisti – nel vedere com’è stata gestita l’inchiesta dai Pm. Sono stato indagato, me lo hanno spiegato i miei avvocati perché non sono un esperto di procedura penale, per 22 mesi in più di quello che prevede la legge, perché dopo la mia prima iscrizione sul registro generale delle notizie di reato del 6 aprile 2022, da novembre, scaduti i primi sei mesi, non è stata chiesta più alcuna proroga dalla Procura e di conseguenza intercettazioni e informative eseguite dopo quella data sono nulle perché illegittime”. Dalla scorsa estate Brugnaro è su una graticola giudiziaria sempre accesa, che lo ha visto alla ribalta di centinaia di articoli e trasmissioni televisive negli scomodi panni del presunto corrotto perché avrebbe cercato di vendere l’area dei Pili all’imbocco del Ponte della Libertà di proprietà delle sue imprese, a un magnate cinese inizialmente per 85 milioni di euro, poi addirittura per 150 milioni. Circostanze, queste, che il sindaco imprenditore ha sempre contestate come radicalmente false e “originate dal malanimo di Claudio Vanin”, l’accusatore del sindaco, che ha innescato con il suo esposto la complessa indagine partita nella primavera di tre anni fa. Dopo la lettura degli atti anziché presentare l’istanza per farsi interrogare, poiché Brugnaro risulta indagato per concorso in corruzione, ha cambiato strategia una volta consultatosi con i suoi legali ed ha puntato la barra contro i magistrati. “Ho dovuto leggere oltre 30 mila pagine d’inchiesta in dieci giorni, con la maggior parte dei fatti che non sapevo che cosa fossero. Negli atti hanno buttato dentro di tutto, prendendo come Vangelo le parole del signor Vanin”. Brugnaro ripete da giorni che tutto dev’essere archiviato perché la sua posizione è stata analizzata senza i crismi della legittimità perché mancherebbero le proroghe firmate dal Gip sotto le richieste dei Pm, come prescrive la legge dopo ogni sei mesi d’indagine. Si spiega perché il primo cittadino è partito lancia in resta contro gli inquirenti. Egli osserva che dopo che Vanin non è stato pagato per il lavoro svolto con la sua società Global Service sono scattati gli esposti. “Le motivazioni di Vanin sono evidenti, egli voleva farsi pagare”, ripete Brugnaro, proprietario dell’Agenzia per il Lavoro Umana e della società di basket Reyer Venezia, fortemente amareggiato perché dalla scorsa estate è al centro di quello che definisce “uno sputtanamento mediatico” con un danno d’immagine che rivendica su tutta la linea. “Chi mi ripagherà dei danni che ho subito?”, ripete il sindaco che con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari – che egli ritiene tutte nulle perché viziate dalla mancanza della proroga a investigare su di lui -, ha appreso che c’è un altro filone d’indagine oltre ai Pili e a palazzo Papadopuli, per i quali sono coinvolti anche i suoi collaboratori Morris Ceron, diventato direttore generale del Comune, e Derek Donadini, vice capo di gabinetto; vale a dire presunti favori fatti agli sponsor della Reyer ai quali sarebbero stati facilitati atti in Comune. Il passepartout, sospettano i magistrati e la Guardia di Finanza che ha condotto gli accertamenti, sarebbero state le sponsorizzazioni alla Reyer. Si tratta di ipotesi investigative che non sono assurte per ora a indizi, e che rappresentano un ulteriore motivo di disagio per Luigi Brugnaro. Per il quale la violazione dei suoi diritti costituzionali in relazione al diritto di difesa è “evidente dal momento che i procuratori non hanno seguito le norme alla lettera poiché non hanno chiesto la proroga delle indagini dopo ogni sei mesi” e di conseguenza tutti gli atti investigativi compiuti dall’autunno 2022 – dalle intercettazioni ambientali e telefoniche ai rapporti degli inquirenti sulla posizione del sindaco – “sono illegittimi” e di conseguenza devono essere nulli. Ecco spiegato perché Brugnaro ha chiesto l’archiviazione del fascicolo a suo carico. Si attende la replica dei Pm Terzo e Baccaglini per capire quale piega prenderanno le loro prossime richieste.

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