Morte Purgatori: “Omicidio colposo” l’accusa per i quattro medici indagati
Morte di Andrea Purgatori: “Omicidio colposo” è l’accusa per i quattro medici indagati – Omicidio colposo per “imperizia, negligenza e imprudenza”, è per quesa accusa che la Procura di Roma, a tre mesi dalla chiusura delle indagini, ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di processare il radiologo Gianfranco Gualdi, l’assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e il cardiologo Guido Laudani. Si tratta dei quattro specialisti che ebbero in cura il giornalista Andrea Purgatori, morto il 19 luglio 2023 al Policlinico Umberto I a causa di un’endocardite infettiva. Per il pm Giorgio Orano i quattro indagati, “in cooperazione tra loro” e “con condotte colpose” avrebbero causato il decesso del giornalista e dunque devono essere processati. Nell’udienza preliminare davanti al gip di Roma, fissata per il prossimo 19 settembre, il magistrato delineerà il gravissimo quadro che, nell’arco di soli due mesi dalla diagnosi del tutto errata per gli inquirenti, ha portato l’autore tv e conduttore del programma Atlantide su La7 a una dolorosa fine. Mentre le difese dei dottori punteranno sulla versione che hanno fornito nella fase delle indagini preliminari, quando avevano presentato delle corpose memorie a sostegno della buona fede nell’accertamento della diagnosi e nell’attuazione delle terapie. Gli inquirenti, però, hanno portato alla luce una serie di elementi che compongono il castello accusatorio. Nell’atto di conclusioni delle indagini notificato nel dicembre scorso, infatti, i pm romani parlavano di “imperizia, negligenza e imprudenza” nelle cure a cui è stato sottoposto il giornalista, trattato con i farmaci per un tumore quando invece era affetto da un’endocardite infettiva. Difatti, secondo il quadro probatorio cristallizzato nel 415 bis, i neuroradiologi non refertarono correttamente l’esame di risonanza magnetica dell’8 maggio 2023. Il referto rappresenta, per gli investigatori, un documento, “redatto con grave imperizia, negligenza e imprudenza posto che diagnosticava senza margini di dubbio una metastasizzazione cerebrale, in realtà mai verificatasi, e ometteva qualunque riferimento alla possibilità che le anomalie descritte fossero riferibili a lesioni di natura ischemica”. Il radiologo Gualdi, inoltre, “anche nella successiva interlocuzione con il paziente e i suoi familiari, nonché con gli altri sanitari coinvolti, rappresentava con forza, sulla base dell’errata diagnosi, la necessità di avviare Purgatori a immediate cure radioterapiche per affrontare la grave e prioritaria emergenza metastatica cerebrale”, si legge negli atti della Procura capitolina. Tutto ciò, “non solo causando la sottoposizione del paziente a inutile e debilitante terapia”, scrivono i pm, “ma soprattutto determinando un serio sviamento nell’approccio diagnostico e terapeutico degli altri sanitari, anche per il mancato rilevamento di lesioni ischemiche la cui causa sarebbe stato necessario indagare senza ritardo”. Nelle carte del procedimento c’è pure una perizia medico legale, disposta dal gip, in cui si parla senza mezzi termini di “catastrofica sequela di errori ed omissioni”. I consulenti nominati dalla Procura hanno accertato che “un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe consentito al paziente Purgatori un periodo di sopravvivenza superiore a quanto ebbe a verificarsi. La letteratura scientifica considera il tasso di sopravvivenza a un anno in misura dell’80% qualora l’endocardite venga tempestivamente adeguatamente trattata”. Nella perizia viene inoltre sottolineato che l’endocardite di Purgatori “avrebbe potuto essere individuata più tempestivamente, per lo meno all’inizio del ricovero dal 10 al 23 giugno del 2023, o ancora prima, nella seconda metà di maggio 2023 qualora i neuroradiologi avessero correttamente valutato l’esito degli accertamenti svolti l’8 maggio”. Insomma, una sequela di errori tanto macroscopica da spingere i familiari a presentare, subito dopo la morte del giornalista, una denuncia in cui, già all’epoca, si ipotizzava una diagnosi sbagliata e gravi responsabilità nelle cure errate, che potrebbero aver aggravato il quadro clinico di Purgatori e accelerato il decesso.
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