Storytelling: tra fantasia, politica e marketing
Lo storytelling, attraverso il Teatro, crea connessioni e nuovi stimoli. Per questa sua natura è importante in ogni ambito della società: dal settore sanitario a quello pedagogico. Il racconto infatti si rivela un efficace strumento persuasivo. Scrive Franco Lorenzoni, autore e maestro di scuola elementare: “Quando io ascolto il narrare di un altro, per entrare nella sua storia devo stare attento, faticare, a cercare continuamente di confrontare le immagini, le sensazioni che mi propone la sua voce con quelle del mio repertorio di esperienza personale. Devo unire un’attenta percezione delle parole che ascolto ad un’immaginazione viva, di cui sono solo io il responsabile. E forse è proprio la lontananza della parola dalle cose che avvicina chi ascolta a chi parla”.
La narrazione coinvolge tanto chi ascolta, quanto chi racconta. È uno scambio osmotico tra chi regala (un racconto) e chi riceve. Un ciclo che si autoalimenta. Come dice il regista e docente di commedia dell’Arte Michele Monetta: l’attore dev’essere generoso, egli compie sempre un atto di coraggio. Lo spettatore in quella generosità riconosce un’autentica sincerità e crede al racconto. Raccontare è imitare e induce imitazione. Chi racconta infatti imita, rivive le esperienze narrate e chi ascolta lo fa attraverso di lui. La narrazione è uno strumento di conoscenza dell’esperienza e dell’esistenza umana, richiama l’immaginazione, l’infanzia, il gioco e ci riconnette con il nostro io più ancestrale. Paul Ricoeur nel Tempo e racconto, sostiene una correlazione tra l’attività del raccontare una storia e il carattere temporale dell’esperienza umana. “Il tempo diviene tempo umano nella misura in cui viene espresso secondo un modulo narrativo, e che il racconto giunge la sua piena significazione quando diventa una condizione dell’esistenza temporale”. È la forza dell’arte di creare un doppio più vero della realtà stessa. Come scrive Antonin Artaud ne Il Teatro e il suo Doppio.
L’arte ha la potenza di trasformare l’immaginazione in realtà. Come l’iconografia della Commedia dell’Arte, dalla quale l’italiano ha anche tratto dei modi di dire, si pensi al “segreto di Pulcinella”. “La Commedia dell’Arte esiste solo nella mente dei poeti e dei pittori”, disse De Filippo e da loro trasposta e regalata all’umanità.
Capace di emozionare ed emozionarsi. Non posso non citare, a questo punto, un passo tratto da Educazione e Formazione del pedagogista Giuseppe Bertagna: “Si sa da Aristotele a Ricoeur che (…) tutte le varie forme di letteratura, sono imitazioni dell’itinerario che gli uomini sono chiamati a percorrere per connettere ad una qualche unità perfetto, imperfetto e futuro e per passare nella loro vita, dalla scelta all’azione sul piano personale e storico- sociale. Lo stesso Kant ammette che per conoscere l’uomo e la sua pratica del mondo serve anche fare i conti con spettacoli teatrali e romanzi”. Queste informazioni sono più vicine a noi di quanto possiamo pensare. Talmente inclini, per natura, a credere nei racconti che lo storytelling diventa anche un potente strumento di marketing o politico. Le storie non devono attenersi per forza alla realtà ma devono essere credibili e soprattutto credute.
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