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Lo strano caso delle sanzioni Ue agli “amici di Putin”: solo per von der Leyen sono “decisive”

di Angelo Vitale -


L’Ue “aumenta la pressione sulla Russia”, secondo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che annuncia l’estensione di sanzioni “a circa 2.400 individui ed entità per l’aggressione in corso della Russia contro l’Ucraina, tra cui divieti di viaggio, congelamento dei beni, divieto di finanziamenti e risorse”. Una determinazione “a sostenere l’Ucraina” che per von der Leyen “è decisiva” anche se la scelta appare alla fine come un atto di routine, considerevolmente sottoposto a un compromesso.

Il numero dei soggetti sanzionati dall’Ue, infatti, subito è diminuito: dietro insistenza dell’Ungheria, che minacciava il veto, quattro nomi sono stati rimossi dalla lista, oltre a tre persone nel frattempo decedute. Nessun nuovo nome è stato aggiunto, anche perché era in discussione il rinnovo di misure già prese e l’adozione di nuove misure non era possibile.

Quando sono iniziate le discussioni sulla proroga delle sanzioni individuali, qualche settimana fa, l’Ungheria era contraria al rinnovo delle misure individuali, che scadono ogni sei mesi e devono essere rinnovate all’unanimità dai 27. Dopo qualche tempo, Budapest ha adottato una posizione meno massimalista e ha chiesto di rimuovere nove nomi dalla lista. Alcuni altri Paesi, dal canto loro, hanno chiesto di depennare determinati nomi, mentre altri Stati non volevano rimuovere alcun nome, eccezion fatta per Rashesvky, sul quale nessuno ha avanzato obiezioni, e le persone nel frattempo decedute. La presidenza di turno ha così trovato un compromesso accettabile da tutti, cosa che non è stata facile, poiché bisognava trovare una soluzione sui nomi che consentisse di trovare l’unanimità, necessaria al ‘rollover’ delle sanzioni.

Il Consiglio Ue ha rinnovato così oggi le sanzioni individuali adottate nei confronti di soggetti che hanno aiutato, a vario titolo, la guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina, per sei mesi, fino al 15 settembre prossimo. Il rinnovo è arrivato all’unanimità, per procedura scritta, dopo che ieri sera la presidenza polacca aveva proposto un testo di compromesso che accoglieva in parte le richieste dell’Ungheria, la quale, com’è ormai prassi, ha utilizzato il veto per ottenere concessioni. In questo caso Budapest chiedeva di depennare dalla lista alcuni oligarchi, tra cui il fondatore di Alfa Bank Mikhail Fridman, miliardario russo nato in Ucraina che ha anche la cittadinanza israeliana, il quale ha fatto causa al Lussemburgo, dove ha sede una sua holding, chiedendo al Granducato danni per miliardi di dollari. Sono stati depennati dalla lista dei sanzionati quattro persone, più altre tre persone nel frattempo decedute. Fridman, tuttavia, rimane nella lista delle persone sottoposte a congelamento di asset e divieto di viaggio: il suo nome non è stato depennato dall’elenco.

I nomi rimossi dalla lista sono quattro, a partire da Gulbakhor Ismailova, sorella del miliardario russo-uzbeko Alisher Usmanov, che le aveva trasferito la proprietà dello yacht Dilbar (tramite una serie di società), dopo essere stato sanzionato, secondo quanto accertato dalla polizia tedesca. Risulta anche collegata a immobili di lusso in Italia e in Lettonia. Secondo gli atti del Consiglio, Ismailova, sanzionata dal 2022, “si avvale di una rete di società di comodo per nascondere il patrimonio del fratello”. È pertanto una familiare stretta, che “trae vantaggio da suo fratello Alisher Usmanov”. Depennato dai sanzionati anche Vladimir Rashevsky, anch’egli in lista dal 2022, membro del consiglio di vigilanza dell’associazione Market Council e del consiglio di amministrazione dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori, che “contribuisce allo sviluppo economico dello Stato russo”, presidente del comitato per la politica fiscale dell’Rspp e della commissione per le attività estrattive dell’Rspp, vicepresidente del comitato per la politica climatica e la regolamentazione del carbonio e capo del Consiglio di coordinamento per il distretto siberiano. È anche l’ex amministratore delegato e direttore di EuroChem Group Ag, uno dei maggiori produttori mondiali di concimi inorganici. In questo caso, gli argomenti per la sua permanenza nella lista dei sanzionati venivano considerati giuridicamente deboli: la rimozione del suo nome dalla lista era già stata concordata la settimana scorsa e non era controversa.

Esce dal gruppo dei sanzionati, poi, Viatcheslav Kantor, imprenditore di spicco russo e titolare effettivo del gruppo Acron, quotato in Borsa, uno dei maggiori produttori russi di fertilizzanti. Anch’egli era stato inserito nell’elenco nel 2022. Kantor, secondo gli atti del Consiglio, ha legami “stretti” con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin, legami che gli consentono di “preservare la sua considerevole ricchezza”.

Kantor, sempre secondo il Consiglio, ha dichiarato apertamente, in numerose occasioni, “il suo sostegno e la sua amicizia nei confronti del presidente Putin” e intrattiene “buone relazioni” con il Cremlino. Trae pertanto “vantaggio” dai decisori russi responsabili dell’annessione illegale della penisola di Crimea da parte della Federazione russa o della destabilizzazione dell’Ucraina. È anche “un imprenditore attivo in settori economici che costituiscono una notevole fonte di reddito per il governo della Federazione russa, responsabile dell’annessione illegale della penisola di Crimea da parte della Federazione russa e della destabilizzazione dell’Ucraina”.

Cancellaato dai sanzionati, infine, Mikhail Degtyarev, attuale ministro allo Sport della Federazione Russa, sanzionato dal 2014. Ex membro della Duma, da parlamentare aveva annunciato l’inaugurazione dell”ambasciata di fatto’ della non riconosciuta Repubblica popolare di Donetsk a Mosca, contribuendo così a “compromettere o minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”.


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