Mutazioni: i capelloni di Pasolini e i maranza della violenza urbana
La mutazione sociale dei capelloni raccontati da Pasolini e la mutazione regressiva dei maranza fanno riflettere sui diversi momenti storico sociali e culturali. Il più sensibile e lucido intellettuale del ‘900 scrisse dei giovani capelloni in un articolo pubblicato dal Corsera nel ‘73 e poi negli Scritti Corsari, dopo averli osservati nella hall di un albergo a Praga. Li descrisse come fenomeno sociale che utilizzava il linguaggio simbolico del corpo, i capelloni erano giovani ribelli che guardavano al movimento hippie degli Stati Uniti d’America, che dalla seconda metà degli anni ‘60 ai primi anni ‘70 usarono i capelli lunghi come rottura dei costumi sociali imposti dalla borghesia neo capitalista. Per il poeta la nuova forma espressiva di contestazione perse il significato originario, e analizzò due distinte fasi, prima del ’66 i capelloni espressione di ribellione al conformismo attraverso il linguaggio del corpo e non delle parole, dopo il ‘72 integrati dalla società dei consumi e annichilita l’originalità rivoluzionaria simboleggiata dai capelli lunghi, mutarono in frivola moda priva di contenuti. I capelloni furono comunque parte di un fenomeno culturale globale legato a ideali di libertà e anticonformismo, che Pasolini degradò a vacua posa estetica figlia del consumismo dalle sfumature reazionarie.
I maranza sono un fenomeno italiano espressione della mutazione dei contesti suburbani, privi di legami con i movimenti culturali internazionali, l’origine del termine dai colori spregiativi con riferimento al meridione d’Italia è incerta, e indica gruppi di giovani di seconda generazione nordafricana delle nostre periferie, riconoscibili per lo scempio estetico dello stile e un atteggiamento arrogante e aggressivo. “Evoluzione degenerativa” della sottocultura trap con modus operandi criminogeni al confine tra microcriminalità e crimine, parte di una decadente fotografia socio culturale dei nostri tempi. Mentre i capelloni nascono da una idea di libertà, i maranza non esprimono un’ideologia o un credo, non sono portatori sani di contestazione a modelli sociali, ma espressione di gruppi che li priva d’identità. I maranza dai salotti sconnessi dalla realtà, sono ritenuti espressione del disagio sociale e desiderosi di emanciparsi dalla marginalità in una società edonista, egoista e consumista, ma rigettano i valori dello Stato e le politiche d’integrazione, non riconoscendosi nel processo legale-razionale della convivenza civile e democratica che legittima il potere pubblico. Le cronache raccontano che sono portatori d’inedite violenze, prepotenza, e insicurezza urbana che crea allarme sociale, utilizzano linguaggi primordiali e un’estetica da strada, per affermare appartenenza e presenza in un territorio, non per cambiare il mondo.
I capelloni erano figli di un’epoca di rivoluzioni culturali e di emancipazioni individuali, di genere e sociali, oggi i maranza emergono dalle periferie e ghetti remoti, alimentati da immigrazione clandestina, degrado, abuso dei social e disprezzo per leggi e autorità pubbliche, essendo privi di legami con ideali politici. Se i capelloni erano ribelli poi corrotti dal consumismo, diventando espressione del conformismo più conservatore. I maranza non sono manifestazione di culture o ideologie, il loro agire in gruppo è un codice triviale non un originale linguaggio, non sono portatori di critica sociale ma di fatti criminogeni come affermano nei talk show in cui sono invitati ahimè! I capelloni usavano il linguaggio estetico per comunicare la contestazione pacifica, di una società stratificata da stereotipi preordinati.
I maranza utilizzano un look codificato e un agire prevaricatore e gergale amplificato attraverso i social, verso sovversivo della protesta. Siamo passati dalla mutazione antropologica sociale e politica di cui ci parlò Pasolini alla regressione antropologica d’individui, che elevano a valore le regole più arcaiche del branco nel senso compiuto del termine, se non che, il branco non è solo mutazione di estetica antropologica ma significato, profitto di una adesione primordiale ma “politica”. Si entra nel branco perché le lingue della politica sono inaridite o finite, il branco è la politica. I capelloni erano outsider della contestazione culturale e dei costumi mai avulsi dalla società, tanto da integrarsi con la cultura di massa. I maranza sono outsider non stigmatizzati dai paladini dei diritti privi dei doveri, non cercano integrazione ma rispetto attraverso la forza intimidatrice del gruppo. Mentre i capelloni avevano un ideale poi tradito, i maranza sono un prodotto del nostro presente disordinato e dalle grigie virtù dei pubblici poteri di una politica confusa, che ha corroso dalle fondamenta lo spirito pubblico del paese, senza causa o ideali da poter tradire hanno la carica identitaria della vita da strada priva di regole. Il fenomeno non evidenzia solo la metamorfosi dei nostri usi e costumi ma la frattura empatica dei cittadini nel passaggio tortuoso e travagliato dalla società tradizionale alla società multietnica. Chi tollera o giustifica la violenza nelle città ammantandola quale espressione del disagio, esercita una perversa repressione di frustante violenza morale verso le comunità, obbligate a subire in assenza dello Stato codificazioni incivili non condivisibili o accettabili, e i cittadini per tutelare la propria sicurezza si organizzano in ronde civiche per difendersi. Nonostante la lettura criminologica abbia fondi di verità, istituzioni e politica devono cercare la strada per una nuova pedagogia civile, la tollerante ipocrisia di posizioni che negando la realtà radicalizzando la cultura progressista non aiuta, e annulla le condotte prevaricatrici affogandole nelle fumose dinamiche della società aperta, ma i fenomeni criminogeni non possono essere derubricati a dinamiche sociali, alimentando così ghetti generatori di sofferenza a cui si offre immunità che travalica la legge in disprezzo del senso civico dei cittadini.
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