Attualità

Femminicidio, un passo indietro per le donne

di Carlo Giovanardi -


Negli ultimi decenni una vera e propria rivoluzione ha cambiato il mondo, e in particolare l’Italia dove l’80 per cento degli insegnanti sono donne, così come il 50 per cento degli avvocati ed il 52 per cento dei medici con meno di settant’anni, mentre ruoli una volta rigorosamente riservati ai maschi si sono giustamente aperte all’altra metà del cielo, compresa quella di presidente del Consiglio dei ministri.
Abbiamo così da tempo donne nella Polizia di Stato e più recentemente arruolate nelle Forze Armate, schierate anche nelle missioni all’estero, arrivate già nell’Esercito al grado di Colonnello e nei Carabinieri a quello di Generale.
È purtroppo vero per altro che in Italia, ma in percentuale minore di tutti gli altri paesi europei, il numero di donne uccise dal loro compagno è sensibilmente superiore a quello degli uomini uccisi dalla loro compagna.
Davanti a questo fenomeno il Governo ha approvato nell’ultimo Consiglio dei Ministri il nuovo reato di Femminicidio, prevedendo l’ergastolo per chi uccide la compagna e le pene ordinarie previste dal Codice Penale nel caso accada viceversa.
Osservo però che con questa decisione non si fa un passo avanti nella progressiva e fortunatamente inarrestabile parità tra i sessi, ma si teorizza che le donne siano ancora di fatto talmente inferiori agli uomini da doverle proteggere con norme soltanto a loro dedicate.
Concordo pienamente pertanto con quanto provocatoriamente si è domandata l’avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini di Pace: “La vita di un uomo ha forse meno valore?”.
La Di Pace continua: “Il disegno di legge certifica la disuguaglianza tra uomini e donne mentre per legge tutti i cittadini sono eguali” e conclude: “La violenza è violenza, punto. E oggi non è più soltanto un fenomeno maschile”.
Tra l’altro va notato che nel programma della maggioranza di centrodestra veniva promessa agli elettori una decisa depenalizzazione di tante fattispecie, mentre invece vengono continuamente introdotti nuovi reati e si aggravano le pene.
A prescindere dal caso del femminicidio si entra così in un incomprensibile corto circuito con gli esponenti dei partiti di centrodestra che prima votano leggi che moltiplicano i reati e aumentano le pene e poi criticano la Magistratura quando le applica ai casi concreti in ossequio alla regola dell’obbligarietà dell’azione penale.


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