Politica

La difesa comune Ue divide maggioranza, opposizione e partiti

di Giuseppe Ariola -


Parola d’ordine deterrenza, ovvero, in termini più concreti, riarmo e difesa comune finalizzati a garantire la sicurezza europea scoraggiando, a suon di prove muscolari e arsenali, aggressioni esterne. A dirlo in modo ancora più semplice ci ha pensato Carlo Calenda sostenendo, nell’avallare la nuova – benché ampiamente annunciata – strategia Ue, che “se vuoi la pace devi preparare la guerra”. Una posizione che fa riaffiorare quella concezione di un mondo diviso in due blocchi distinti e distanti che si puntavano i missili l’uno sull’altro. Il ricordo di un periodo di altissima tensione e di precario equilibrio che si augurava fosse definitivamente tramontato e che si sperava non si sarebbe più ripresentato. Non per questo le parole – forse rudi, certamente molto concrete – del leader di Azione e gli investimenti nel settore della difesa annunciati da Ursula von der Leyen sono sbagliati. Eppure, la strada del riarmo europeo non manca di far discutere e, in Italia, di dividere ancora una volta sia maggioranza che opposizione, ma anche qualche partito. Se il piano della Commissione Ue incassa il plauso di Fratelli d’Italia e dei forzisti, con Antonio Tajani che parla di “concreti passi in avanti” per realizzare “il grande sogno di De Gasperi e Berlusconi”, la Lega ne prende le distanze in modo netto e si oppone a quella che definisce come “preoccupante la deriva bellicista intrapresa dall’Unione Europea”. Un distinguo tra le file del Carroccio sembra però arrivare dalla viceministra dell’Ambiente Vannia Gava secondo la quale gli investimenti in questione “dovrebbero concentrarsi anche sulla sicurezza delle infrastrutture energetiche strategiche”. Contrarietà dura e pura al piano che, passando per l’impegno dei singoli stati membri, guarda a una difesa europea comune giunge invece dal Movimento 5 Stelle che parla di “follia bellicista”, seguito a ruota da Alleanza Verdi e Sinistra. Ben più grave della nuova spaccatura delle opposizioni, concordi solo nel chiedere l’intervento in Parlamento della premier prima del Consiglio europeo straordinario di domani, appare poi quella interna al Pd dove si registrano posizioni diametralmente opposte, con la segretaria Elly Schlein che prova a dare la linea sostenendo che questa “non è la strada che serve all’Europa” e smentendo nettamente l’area riformista del partito che aveva sposato l’appello ‘Per un’Europa libera e forte’ della vicepresidente del Parlamento europeo in quota dem, Pina Picierno. L’Unione europea non ha forse mai diviso così tanto.


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