Soldi a banche in crisi versati da Directa Sim: indagate 21 persone
Prestare soldi a istituti di credito in difficoltà, com’erano all’epoca dei fatti Carige e BP Bari, lucrando il 2% del differenziale tra il costo della raccolta del denaro e quanto incassato nel prestarlo. Per gli inquirenti un comportamento da banca centrale più che da società di intermediazione mobiliare, qual è Directa, presieduta da Massimo Segre (nella foto), che avrebbe violato le norme ed è sospettato di abusivismo bancario nella gestione di centinaia di milioni di euro tra il 2019 e il 2023, quando erano scattato le indagini di Consob e Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Torino, dopo gli accertamenti di Bankitalia che mise in luce il presunto anomalo comportamento. Sono 21 le persone raggiunte dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari, prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pm Mario Bendoni, che ha indagato anche il co-amministratore di Directa Sim, Giancarlo Marino, delegato dal Cda ad operare su questo dossier. Le investigazioni erano iniziate nelle stesso torno temporale in cui Massimo Segre, nell’estate 2023, balzò all’attenzione delle cronache mondane per quel video che riprendeva la festa in villa a Torino in cui avrebbe dovuto annunciare il matrimonio con la fidanzata Cristina Seymandi, mentre in maniera clamorosa e plateale in realtà informava gli amici della rottura a causa del presunto tradimento della compagna. A suscitare perplessità negli ispettori della Banca d’Italia erano state quelle operazioni che al termine delle indagini sono state formalizzate in ipotesi di reato per abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione tra privati e abusiva attività di mediazione, contestate a quegli intermediari finanziari che operano sul mercato come banca ma senza specifica autorizzazione. I finanzieri del del Nucleo speciale polizia valutariahanno hanno informato 21 persone fisiche e 4 società (Directa Società d’intermediazione mobiliare spa, con sede legale a Torino; Argos corporate finance srl, con sede legale a Milano, Framat srl con sede legale a Trento e GT Advisory srl, con sede legale a Roma) che avranno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o farsi interrogare, prima che la Procura della Repubblica decida di avviare l’azione penale. “Abbiamo sempre operato con correttezza finanziaria e siamo stati trasparenti”, comunicano i vertici di Directa Sim, i quali fin dall’avvio delle indagini e delle successive perquisizioni si sono sempre dimostrati disponibili con l’autorità giudiziaria per l’accertamento della verità. Inoltre, hanno sottolineato che non hanno perso un euro nelle operazioni che sono state tutte chiuse correttamente. Dalle verifiche è emerso che dal 2019 al 2023, Directa aveva custodito e amministrato circa 300 milioni di euro l’anno, affidati dalla clientela istituzionale (bancaria e corporate), per finanziare altri istituti di credito in gravi difficoltà e la remunerazione del rischio sarebbe stato il riconoscimento di tassi di interesse superiori in media del 2% a quelli corrisposti ai depositanti. Secondo il Pm Bendoni in questa maniera sarebbe stato violato “il prescritto vincolo di accessorietà, in quanto la Sim avrebbe dovuto utilizzare tali somme esclusivamente per l’esecuzione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari, in realtà mai avvenuta”. Dunque Segre, che di recente è stato assolto in via definitiva dall’accusa di evasione fiscale di 1 milione di euro nell’ambito del concordato Thesan-Savio, è alle prese con una ben più complicata vicenda che coinvolge anche i membri del cda Mauro Fabbri (ex amministratore delegato), Vincenzo Tedeschi, Vittorio Moscatelli e Irene Ballini, nonché il collegio sindacale presieduto da Luca Asvisio. Sono indagati anche i trentini Giuliano Molignoni e Maria Telasman di Framat, che fin qui hanno ribadito la correttezza del loro operato. Dalle verifiche è scaturito che nei bilanci 2019-2022 di Directa Sim non sarebbe stata appostata “l’indicazione dei rischi di credito, liquidità e tasso d’interesse correlati allo svolgimento di tale attività di deposito della liquidità di terzi, fornendo valori dei coefficienti patrimoniali di vigilanza superiori a quelli reali e ai minimi regolamentari”. Nell’inchiesta c’è spazio anche per il ruolo di quattro segnalatori che “ in virtù di un accordo corruttivo con il co-amministratore, avrebbero impiegato parte dei compensi ricevuti dalla Sim per il pagamento di fittizie consulenze per 700 mila euro l’anno, fornite a due società riconducibili al predetto oppure per retrocessioni in contanti allo stesso”.
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