Editoriale

La fine della guerra è il bene supremo

di Adolfo Spezzaferro -


È l’ora della pace in Ucraina. Tutto deve convergere verso questo obiettivo, che è il bene di tutti: del popolo ucraino, del popolo del Donbass, che vuole essere russo senza rischiare la vita, degli europei, degli occidentali, del mondo intero. Chi si sofferma a esprimere sdegno per i modi poco diplomatici con cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto notare al presidente (abusivo) dell’Ucraina Volodymyr Zelensky che è ora della pace, guarda il dito e non la luna. The Donald ha detto all’ex comico che si è presentato alla Casa Bianca senza una proposta di pace, senza la volontà – anzi – di fare davvero la pace con la Federazione Russa. Questo non sarebbe proprio dovuto accadere, per una serie di ragioni: la prima è che il Regno Unito, principale sostenitore di Zelensky all’epoca dell’inizio della guerra (insieme all’amministrazione Biden, alla Nato e quindi alla Ue), ha capito che deve mollare il leader ucraino e allinearsi alla posizione Usa; la seconda è che ormai è sotto gli occhi di tutti che chi non sta con Trump non vuole la pace – una responsabilità enorme; la terza è che il popolo ucraino non sta più con Zelensky – e questo succede sempre. A tal proposito vorremmo ricordare che persino Winston Churchill, uscito vincitore dalla Seconda guerra mondiale, è stato sconfitto alle elezioni: quando finisce una guerra e si volta pagina, si deve voltare pagina veramente. Figuratevi come può essere percepito Zelensky dal popolo ucraino, visto che la guerra, ormai irrimediabilmente perduta, ha portato solo morte e distruzione e quindi tutti, a partire dagli ucraini, vogliono che arrivi la pace. La domanda infatti è: perché Zelensky vuole ancora armi e soldi e vuole ancora combattere? Chi non lo ha avvertito che è finita e che deve trovarsi un posto dove andare in esilio? Il quadro ormai è chiarissimo, nella sua tragicità. “Il suo paese è in grossi guai. Lei non sta vincendo questa guerra”, ha affermato Trump prima di perdere la pazienza e cacciare Zelensky dalla Casa Bianca. “Le abbiamo dato equipaggiamenti militari, e i suoi uomini sono coraggiosi, ma se non li avesse avuti, questa guerra sarebbe finita in due settimane”, ha sottolineato il presidente Usa. “Se può ottenere un cessate il fuoco adesso, le dico di accettarlo per far smettere di volare le pallottole”. Una proposta più che sensata e che vede la nostra piena adesione, che però è stata respinta da chi appare ancora convinto che le sue sorti dipendano dal proseguimento delle ostilità, sulla pelle degli ucraini. “Mai accetteremo un cessate il fuoco”, ha affermato sprezzante Zelensky, come se la guerra a ogni costo fosse l’unica opzione possibile. Questo quando l’Ucraina non ha più un’economia, è completamente a pezzi, dipende totalmente dagli aiuti esterni. Forse il leader di Kiev ritiene di avere ancora dalla sua la guerrafondaia Ue? E basterebbe questo per continuare la guerra? Anche se fosse – e noi riteniamo che così non è – per quanto ancora si potrebbe andare avanti, senza gli aiuti e le armi Usa e soprattutto con Mosca decisa a trattare con Washington? Sì, nell’Ue c’è chi vorrebbe andare avanti con la guerra perché non vuole essere tagliato fuori dagli accordi per la ricostruzione o altre intese (vedi quelle sulle terre rare) che in qualche modo possano “risarcire” lo sforzo profuso in Ucraina. Ma ora è il tempo della pace. Tutto il resto è meno importante. Chi lo nega non è che sta con quello o contro quell’altro (Zelensky faccia un passo indietro), semplicemente non vuole la pace.


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