Attualità

PRIMA PAGINA – Affitti introvabili Affitti carissimi

di Marina Cismondi -


Affitti introvabili e carissimi: è questo il titolo più gettonato per evidenziare l’emergenza abitativa, problema trattato su gran parte dei giornali del Nord e del Centro, ma anche di alcuni capoluoghi del Sud. Sarà effettivamente così? Grazie ai siti on line di vendita e locazione immobiliare non è difficile fare un piccolo test. Nel comune di Milano risultano, su “Immobiliare.it”, oltre diecimila offerte di locazione, ma impostando come limite massimo di spesa 850 euro mensili (che vuol dire superare i mille, incluse le spese di condominio) le offerte si riducono ad una ventina di bilocali intorno ai 60 mq. Volendo cercare un appartamento appena più grande ed alzando il budget a mille euro al mese (1.200/1.300 con le spese di condominio) le offerte si riducono ad una dozzina, alloggi quasi tutti arredati. La stragrande maggioranza dei proprietari richiedono referenze, due contratti di lavoro a tempo indeterminato e garanzie. Alcuni offrono affitti solo transitori, a studenti o trasfertisti ed abbonda, in caratteri maiuscoli, la dicitura “NO ANIMALI”.
Quindi se siete una giovane coppia con un solo contratto di lavoro a tempo indeterminato, non avete un parente disposto a farvi da garante, una banca che vi conceda una fideiussione ed addirittura osate avere un gatto, scordatevi il bilocale arredato (spesso con tristi mobili economici o di recupero). Considerando che, ovviamente, sono esclusi i costi relativi a tutte le utenze ed alla tassa rifiuti, non è difficile ipotizzare che per locare 70/80 mq. a Milano – parlando solo delle periferie – siano necessari almeno millecinquecento euro al mese. A Roma risultano quasi 3.500 offerte di locazione ad uso abitativo, ma il 50% delle proposte supera i 1.800 euro al mese, un terzo supera i 2.500 euro. Situazione simile a Firenze, dove per la metà delle circa tremila case in affitto è necessario un budget di almeno duemila euro. In compenso in queste tre città troviamo, sul sito “Airbnb” ed altri siti che offrono case vacanze, decine di migliaia di appartamenti proposti per affitti brevi, anche giornalieri, dove si può usufruire di un piccolo alloggio a partire da 100 euro a notte. Situazione ormai diffusa in tutta Italia, con picchi nelle città maggiormente frequentate dai turisti. Secondo un’indagine condotta dal Sunia (Sindacato Inquilini), a inizio anno il 71% di tutta l’offerta di locazioni in Italia era rappresentato da affitti brevi. Bed&Breakfast e case vacanza hanno stravolto il mercato: a Firenze e a Venezia si è oltre al 90% di affitti a breve termine, Roma, Torino e Bologna sono oltre l’80%. Anche in alcune città del sud, come Napoli e Bari, l’affitto tradizionale sta quasi scomparendo, fagocitato dagli affitti turistici che garantiscono ai proprietari introiti più elevati e senza problematiche di riscossione. Se da un lato diventa praticamente impossibile per le famiglie trovare un alloggio in affitto ad un prezzo sostenibile nei centri urbani, costringendole a ricercare soluzioni nell’hinterland, dall’altro la possibilità di ottenere lauti guadagni dalla locazione ai turisti e l’offerta sempre più limitata di affitti residenziali ha portato, in questi ultimi anni, ad un costante incremento dei canoni. Un alloggio in affitto può costare in media 23 euro a metro quadrato al mese a Milano, 21 a Venezia, 21,5 a Firenze : servono quasi duemila euro per 90 mq. in una zona semicentrale. La situazione a Firenze ha dell’incredibile: i B&B sono più di 12.000, in una città con meno di 370 mila abitanti. L’ex sindaco Dario Nardella e l’attuale, Sara Funaro, hanno varato provvedimenti per frenare la corsa ad aprire nuovi B&B, scatenando polemiche e dozzine di ricorsi al Tar da parte dei proprietari di casa. Bernabò Bocca, presidente nazionale di Federalberghi, sostiene i provvedimenti del comune fiorentino, considerando i B&B una forma di concorrenza sleale, ma la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, ritiene la proprietà privata sacra e considera impossibile imporre restrizioni all’uso che i proprietari intendono fare dei loro immobili. Intanto lo scorso novembre il Viminale ha vietato le key box, i piccoli box che venivano usati dai proprietari per lasciare le chiavi a chi aveva affittato per un breve periodo il loro appartamento: non essendoci il controllo dell’identità di chi avrebbe occupato la casa, da comunicare alla Questura, sono stpate dichiarate illegali. L’ospite dovrà essere accolto di persona, ma non sarà questo piccolo sacrificio a disincentivare un’attività decisamente redditizia e che, come già sottolineato, non comporta il rischio di ritrovarsi un inquilino moroso ed attendere anni per ritornare in possesso del proprio immobile. I dati, pubblicati dal Ministero dell’Interno, relativi alle richieste ed ai provvedimenti di sfratto emessi nel 2023, oltre che alle esecuzioni dello stesso anno, mostrano numeri preoccupanti. Gli sfratti eseguiti con l’Ufficiale Giudiziario sono stati 21.345, a fronte delle 73.809 richieste emesse. E, sfratti a parte, secondo un’indagine di “SoloAffitti” solo il 38% degli inquilini riesce ad essere puntuale nel pagamento del canone ed un 30% di proprietari preferisce tenere vuoto il proprio immobile. Aggiungendo più di trecentomila famiglie in attesa di una casa popolare e le difficoltà nell’ottenere mutui, il “problema casa” non è di facile soluzione. Sono necessari interventi legislativi urgenti, soprattutto a sostegno dei giovani che, fra insicurezze lavorative e basse retribuzioni, ben difficilmente possono pensare di crearsi una famiglia: se nascono sempre meno bambini in Italia – nel 2008 erano 577 mila, per il 2024 l’Istat ne stima circa 370 mila – dover destinare il 40% del proprio reddito al solo affitto può essere una delle cause.


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