Dal Brasile minacce e offese per l’inchiesta sulla “fabbrica dei bambini”
“La fabbrica dei bambini”: quando L’identità avviò la pubblicazione di una serie di articoli su ciò che emergeva dalla vicenda dell’avvocato Nunzio Bevilacqua in Brasile, lo fece per un motivo che travalicava la storia personale del nostro connazionale e che non andrebbe nemmeno spiegato, almeno in Italia. Il nostro obiettivo è sempre stato, e continua ad essere nonostante gli imperterriti tentativi di mettere tutto a tacere, “in ogni modo”, la ricerca della verità completa in una vicenda che è diventata molto più ampia di quanto occorso a Bevilacqua.
Perciò i nostri numerosi interrogativi sui tanti, troppi, silenzi su questa storia, in Brasile ma anche in Italia. Dopo che era finita nel nostro Paese nei mesi scorsi all’attenzione di agenzie di stampa, quotidiani grandi e piccoli e delle principali televisioni, di Stato e private, l’intervento del programma di Italia 1 “Le Iene” ha assicurato un’accelerazione al suo racconto.
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Hanno fatto rumore – finalmente – anche in Brasile gli effetti della prima puntata del programma, mentre era appena andata in onda la seconda e se ne attendono altre (che il programma di inchiesta ha annunciato). Non solo sulle nostre pagine online ma nelle video-puntate, sono sfilate le immagini dei luoghi e le riprese dei tanti personaggi che i nostri articoli avevano raccontato, con non pochi avalli documentali.
Due di questi personaggi – Padre Nivaldo Ceron e il sindaco di Pedras Grandes, gemellata con Belluno, Agnaldo Filippi – hanno annunciato denunce locali e in Italia per gli articoli pubblicati e contro Bevilacqua, definito più volte, con una caratteristica violenza verbale, “canaglia”, sintetizzando con il termine “fake news” le loro accuse.
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Tanta violenza, almeno per ora, fortunatamente solo verbale. Per quale reale ragione?
L’identità attende di conoscere le denunce che verranno sporte, per commentarle completamente e aprire un confronto in tutte le possibili sedi (auspicato da tempo anche in un appello ufficiale del nostro direttore Adolfo Spezzaferro all’ambasciatore italiano a Brasilia Alessandro Cortese e stranamente neanche minimamente riscontrato) con tutti i chiarimenti sul caso alle istituzioni italiane, con le quali fino ad oggi non è stato possibile per una rubricazione delle questione come di “interesse interno brasiliano” nel quale l’Italia non desiderava fare alcuna ingerenza, benché le anomalie fossero di palmare evidenza e stessero pregiudicando dei diritti fondamentali come la difesa di un cittadino e il giusto processo.
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Nel frattempo, però, vanno subito rilevate alcune circostanze.
Padre Nivaldo Ceron (“Non ho mai visto un sacerdote proprietario di un castello”, ha detto la “Iena” Roberta Rei nella seconda puntata su questa storia) ha pubblicato in Brasile una nota in cui afferma di aver sempre svolto correttamente il suo esercizio religioso. C’è ora da auspicare che le autorità religiose del suo Paese, oltre al Vaticano (a cui si era appellato anche Edson Ribeiro in una sua intervista dell’agenzia nazionale Dire e che vi riproponiamo in versione integrale ) insieme a quelle giudiziarie brasiliane che intende sollecitare, facciano completa chiarezza su tutti gli interrogativi emersi da questa storia, sui quali anche stavolta nella sua nota non ha inteso dare risposte concrete.
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Il sindaco di Pedras Grandes Agnaldo Filippi ha definito ripetutamente Nunzio Bevilacqua “mafioso” in un video dove con stile intimidatorio menziona, ancora più gravemente in modo “sotteso”, anche una donna, la sorella dell’avvocato italiano, Evana Bevilacqua, assolutamente estranea alla surreale controversia a distanza nata su iniziativa unilaterale del sindaco brasiliano.
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Nel post Instagram che rilanciava questo video, in un commento, Filippi ha scritto di avere “un proiettile in canna”. In Italia – non sappiamo se pure in Brasile – , offese non accompagnate da prove e parole del genere da parte di un sindaco sarebbero suscettibili di far squillare più di un campanello d’allarme negli organi di controllo delle autonomie locali, fino a far prevedere e valutare perfino lo scioglimento dell’ente guidato da chi le pronuncia. La stessa definizione (“mafioso”) all’indirizzo di Bevilacqua, sempre su Instagram, è stata ripetutamente utilizzata da Adriana Filippi, (che parrebbe essere una parente del sindaco di Pedras Grandes), ogni volta che i lettori di quel post provavano a chiedere informazioni dettagliate oppure a notare che “laddove c’è il fumo, c’è il fuoco”.
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Presente, affianco ad Agnaldo Filippi in quel video intimidatorio, ove annuiva alle parole del sindaco e sosteneva il suo messaggio comunicativo dando ancora maggiore “autorevolezza” ad una “promessa punitiva” di Bevilacqua, c’era tale Juan Todescatt, secondo Internet un reporter freelance locale. Lo stesso che, nei giorni precedenti, aveva provato a contattare, senza esito, Bevilacqua tramite “Le Iene”.
Rileviamo l’ecletticità di questa interpretazione brasiliana nel fare informazione, da parte di chi non ha avuto alcuna esitazione a sedere affianco ad un rappresentante istituzionale che chiamava senza prove “mafioso” un cittadino straniero.
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Per ora, il nostro racconto di questa accelerazione della vicenda si conclude qui. Non prima di riferire che ieri l’avvocato criminalista brasiliano di Nunzio Bevilacqua, Edson Ribeiro (uno dei più noti del Paese, artefice principale delle indagini investigative di parte commissionategli dall’avvocato italiano, che hanno prodotto parte rilevante dei documenti e delle notizie che abbiamo nei mesi pubblicato) ha inviato al periodico locale HCNoticias una nota. La pubblichiamo qui sotto in attesa del se e del come la testata brasiliana vorrà darne adeguata evidenza accanto alla pubblicazione del materiale – come Ribeiro stesso definisce – carpito fraudolentemente. Era accaduto ieri l’altro, infatti, che HCNoticias, secondo una “peculiare” deontologia professionale, avesse pubblicato l’audio di una lunga telefonata privata fatta preordinatamente a Ribeiro dal sindaco Agnaldo Filippi e registrata senza il consenso dell’avvocato carioca.
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Ribeiro ha contestato la registrazione non autorizzata di una telefonata privata ove ha peraltro – afferma – confermato solo quanto già pubblicamente noto da tempo circa quanto dovrebbe esclusivamente e personalmente interessare al rappresentante istituzionale principale di Pedras Grandes. E ha pure contestato il voler trattare con leggerezza gli interrogativi irrisolti che erano emersi dalla sua investigazione solo perché non ancora completamente accertati e a trattarli come “notizie false”. Interrogativi che dovranno essere sciolti, ha scritto, da una seria indagine di polizia ancora in corso.
Insomma, una chiamata “trappola” nella quale il sindaco Agnaldo Filippi, in compagnia di qualche persona che sentiamo nel sottofondo che gli suggerisce, chiaramente pressa Ribeiro per ottenere risposte da offrire alla pubblicazione da parte del periodico interessato, per creare una sorta di contenuto “creativo”.
Torneremo su questa telefonata con la migliore e possibile attenzione ai dettagli, come fatto finora. Ci spiace se qualcuno potrà ulteriormente sentirsene infastidito. Contiene a nostro avviso, specialmente nelle parole di Filippi, molti elementi che confermano la necessità di una ricerca della verità – davvero completa – su tutti i fatti finora evidenziati.
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