Giustizia

Anm, parla Palamara: “Per certe toghe i loro privilegi non si toccano”

di Laura Tecce -


Luca Palamara, già membro del Csm e presidente dell’Associazione nazionale magistrati, oggi l’Anm ha indetto uno sciopero “A difesa della Costituzione”. Quindi per i magistrati promotori la Costituzione è sotto attacco? E perché lo sarebbe?
“Tradizionalmente la magistratura associata è stata sempre contraria a qualsiasi ipotesi di riforma ancor di più a quella tipologia di riforme che mettono in discussione alcuni principi costituzionali tra cui quello della separazione delle carriere. Si tratta di un’impostazione del NO a prescindere che addirittura era stata criticata dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale riteneva che la seconda parte della Costituzione potesse essere oggetto di ripensamento purché non avesse intenti punitivi. In altre parole all’interno della magistratura associata finisce sempre per prevalere l’idea che i privilegi oramai acquisiti non possano mai essere in alcun modo messi in discussione”.

Ha senso coinvolgere come testimonial nel flash mob collegato allo sciopero attori, comici, vignettisti…?
“Anche su questo punto, c’è stato sempre il tentativo di coinvolgere nelle forme di protesta la società civile utilizzando uno schema di fondo ideato dalla sinistra giudiziaria che notoriamente ha sempre dettato la linea politica della magistratura. Quanto poi siano efficaci queste forme di pubblicità, lascia evidentemente il tempo che trova. In ogni caso penso che i più felici siano stati gli stessi attori che per esperienza sono ben remunerati”.

Da più parti si paventa possa risolversi in un flop… È plausibile che lo sia?
“Come sempre occorrerà attendere i numeri e le verifiche degli effettivi aderenti allo sciopero. Una cosa è certa: l’idea di scioperare senza intaccare la retribuzione del magistrato fa assumere allo sciopero in questione i connotati di una classica forma di opposizione politica”.

Il disegno di legge di riforma costituzionale della giustizia è ad ampio respiro. Ma, almeno a livello mediatico, l’attenzione è incentrata sulla separazione delle carriere fra magistratura inquirente e giudicante: questa distinzione sarebbe davvero la panacea di tutti i mali?
“Non possiamo dire che è la panacea di tutti i mali, ma sicuramente costituisce un segnale molto importante per rafforzare la terzietà del giudice e meglio garantire il diritto di difesa dell’imputato durante lo svolgimento di un processo”.

I promotori dello sciopero eccepiscono che proprio la condanna del sottosegretario Delmastro sia la dimostrazione che la separazione delle carriere non influisce sull’esito del processo… Lei che ne pensa?
“Apparentemente la condanna di Delmastro costituisce forse il migliore spot per dire che il giudice non dipende dalle decisioni del pubblico ministero. Tuttavia la storia giudiziaria italiana a partire da Tangentopoli in poi, pensiamo ai famosi foglietti inviati al giudice Italo Ghitti da parte della Procura di Milano, testimonia che soprattutto per le vicende più importanti la comunanza di carriera influisce eccome sui processi e soprattutto su quelli eccellenti”.


Torna alle notizie in home