Esteri

Taiwan aumenta la spesa per il riarmo. La Cina avverte Lai: “La trasformerà in una polveriera”

di Ernesto Ferrante -


Taiwan può trasformarsi in una “polveriera”. È stato questo il commento della portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan del Consiglio di Stato cinese, Zhu Fenglian, all’annuncio del presidente dell’isola, Lai Ching-te, di aumentare il budget della difesa al 3% del pil. Pechino ritiene Lai un “pericoloso separatista”.

Zhu ha accusato le autorità del Partito progressista democratico di insistere in modo “ostinato” sull’indipendenza di Taiwan, facendo affidamento sull’aiuto di “forze esterne”. “Che si tratti del 3% o anche del 10%, non servirà a proteggere Taiwan, anzi la trasformerà in una polveriera”, ha detto Zhu, citata dal Global Times.

Secondo il ministero della Difesa di Taipei, i militari cinesi hanno creato, senza preavviso, un’area per “manovre di addestramento a fuoco vivo” al largo della costa sudoccidentale taiwanese. “L’Esercito popolare di liberazione, si legge in una nota, ha violato in modo palese le norme internazionali designando in modo unilaterale una zona di esercitazioni a 40 miglia nautiche dalla costa di Kaohsiung (hub commerciale strategico per Taiwan) e Pingtung e affermando di aver condotto esercitazioni a fuoco vivo senza preavviso”.

Questa mattina è stata segnalata la presenza intorno all’isola di 32 velivoli militari cinesi, 22 dei quali hanno superato la cosiddetta “linea mediana” dello Stretto, non riconosciuta dalla Cina, nel mezzo di esercitazioni congiunte con la Marina. Le autorità di Taiwan hanno comunicato di aver dispiegato le loro forze, denunciando rischi per la sicurezza nella regione.

La tensione è di nuovo altissima. Appena 24 ore prima la Guardia Costiera dell’isola ha intercettato una nave cargo con equipaggio cinese sospettata di aver tranciato un cavo sottomarino nello Stretto di Taiwan. Ha reso noto di essere stata allertata intorno alle 3 di ieri dalla Chunghwa Telecom. Potrebbe essere stato un atto di interferenza ostile.

Per Zhu, al contrario, è ancora tutto da accertare e “le autorità del Partito progressista democratico hanno deliberatamente gonfiato il caso”.

Gli Stati Uniti restano i principali sostenitori della “provincia ribelle” a livello internazionale e sono i suoi principali fornitori di armi. Pur in assenza di un impegno formale a difendere Taiwan in caso di attacco, le ingerenze Usa non piacciono alla Cina. Il gigante asiatico non esclude l’uso della forza per procedere alla “riunificazione”.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun, ha invitato Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud a smettere di creare un “confronto artificiale” tra blocchi, mettendo a repentaglio gli equilibri nella regione indo-pacifica, soprattutto nelle acque contese nel Mar Cinese Meridionale e intorno all’isola di Taiwan.

“La chiave per mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan è sostenere il principio di ‘una sola Cina’ e opporsi risolutamente all’indipendenza e alla secessione di Taiwan”, ha avvertito Guo, aggiungendo che la partecipazione di Taiwan alle attività internazionali “può avvenire solo in accordo con questo principio”. La Cina difenderà “risolutamente” la sua “sovranità e i suoi diritti marittimi”.

Sabato scorso, il Segretario di Stato americano Marco Rubio e i ministri degli Esteri di Giappone e Corea del Sud, Takeshi Iwaya e Cho Tae Yol, hanno ribadito il loro supporto a Taiwan e approvato la sua presenza nelle “organizzazioni internazionali pertinenti”.


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