Dal governo Meloni un secco no all’invio di truppe italiane in Ucraina
L’invio di soldati italiani in Ucraina non è all’ordine del giorno. Se un domani ci dovesse essere una missione Onu con contingenti di vari Paesi, “si potrà magari ragionare”. Il governo italiano non si smuove dalla sua posizione non interventista.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani non ha usato giri di parole: “Non si è mai parlato di truppe, e non credo sia utile inviare truppe europee o della Nato in Ucraina. Se si deve fare una zona cuscinetto bisogna mandare delle truppe sotto la bandiera delle Nazioni Unite, e nel caso ci può essere anche una disponibilità italiana, come c’è per la Palestina, ma sempre con la corresponsabilità di tutti. Se la Lega sarà d’accordo? Parlate con la Lega”.
Semaforo rosso anche per l’entrata di Kiev nel blocco atlantico. “L’ingresso dell’Ucraina nella Nato? In questo momento non c’è l’ipotesi che possa entrare nella Nato, perché intanto deve finire la guerra. Quando si finirà la guerra, se ne discuterà. Gli americani hanno messo il tema sul tavolo, vedremo quando finirà la guerra. Bisogna sempre essere realisti, ma prima deve finire la guerra e poi si vedrà quello che accadrà’’, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana.
La linea è stata ribadita dal leader della Lega e vicepremier Matteo Salvini: “Il governo non sta discutendo di soldati italiani in Ucraina. Nessuno ci ha chiesto neanche un soldato, quando ce lo chiederanno ne parleremo. Noi abbiamo già migliaia di soldati italiani in giro per il mondo, quindi prima di mandarne altri sarei molto cauto. Ne abbiamo tanti in Libano che rischiano la vita giorno e notte. Ne abbiamo già tanti quindi prima di mandarne anche uno in più ci ragionerei molto’’.
La questione è delicata. Per Mosca è una linea rossa. Il Cremlino ha riaffermato il suo “no” ai peacekeeper europei sul territorio ucraino, all’indomani dell’uscita di Donald Trump, secondo cui Vladimir Putin sarebbe disposto ad accettarli.
Rispondendo a una domanda su questa eventualità, il portavoce della presidenza russa, Dmitry Peskov ha dichiarato testualmente: “Il ministro degli Esteri ha già detto quello che c’era da dire, non ho nulla da aggiungere”.
Nei giorni scorsi, parlando da Riad con a fianco il segretario di Stato americano Marco Rubio, Sergei Lavrov era stato chiaro: “Il dispiegamento di truppe di Paesi Nato, sotto una bandiera straniera, dell’Ue o sotto bandiere nazionali, è per noi naturalmente inaccettabile”.
Non solo aiuti militari da Roma. Circa 500mila euro. È questa la cifra raccolta nell’ambito dell’iniziativa “Due anni di resistenza ucraina” lanciata l’anno scorso dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato con una medaglia celebrativa distribuita grazie al contributo di Poste Italiane.
Il ricavato netto delle vendite è stato devoluto al centro di riabilitazione Unbroken Kids, che opera nell’ospedale pediatrico Saint Nicholas di Leopoli ed è specializzato nella cura fisica e psicologica dei bambini che hanno subito traumi di guerra.
Ad elencare i risultati della campagna, nel corso di una conferenza stampa presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato il presidente dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Paolo Perrone. Tantissime le realtà coinvolte: gente comune, organizzazioni, aziende. Durante l’evento, è stata donata a Poligrafico e Poste un’opera d’arte realizzata da alcuni dei pazienti del centro con una scheggia di un missile.
“Il grande risultato dell’iniziativa promossa dall’Istituto poligrafico zecca dello Stato e Poste italiane, che permetterà di devolvere circa 500 mila euro al centro di riabilitazione Unbroken kids dell’ospedale pediatrico di Leopoli, è l’ennesima e concreta dimostrazione del sostegno e della solidarietà del popolo italiano nei confronti di quello ucraino”, ha detto Maria Teresa Bellucci, viceministro del Lavoro.
Bellucci ha spiegato di aver avuto modo di vedere più volte con i suoi occhi “i risultati dell’impegno di Unbroken, del suo personale sanitario e dei suoi straordinari volontari’”.
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