Al via il processo per Moussa Sangare che uccise a coltellate Sharon Verzeni. Terno d’Isola non sarà parte civile
Da domani, davanti alla Corte d’assise di Bergamo il processo per Moussa Sangare, il 30enne di Suisio nel Bergamasco che uccise a coltellate la 33enne Sharon Verzeni a Terno d’Isola nel luglio dell’anno scorso. L’uomo, arrestato al termine di indagini che per quattro settimane vissero una fase di stallo dopo l’acquisizione di alcune immagini catturate dalle telecamere e perfino un approfondito accertamento sui movimenti del fidanzato della donna che era uscita a tarda sera da sola, è accusato di omicidio pluriaggravato. Oltre che i futili motivi e la premeditazione, il pm Emanuele Marchisio gli contesta l’aggravante della minorata difesa per l’orario notturno, il luogo che era deserto e le condizioni della vittima che stava ascoltando musica con le cuffiette, risultando quindi più vulnerabile a un’aggressione a sorpresa alle spalle come quella che subì in una zona centrale ma in quel momento deserta del paese. Sharon Verzeni fu uccisa con cinque coltellate la notte del 30 luglio del 2024 e Sangare fu catturato dopo un mese, confessando quasi subito il delitto. Per lui la Procura della Repubblica di Bergamo ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato, senza passare quindi dall’udienza preliminare.
La novità di questo processo è il fatto che il Comune di Terno d’Isola non si costituirà parte civile. Una decisione che l’amministrazione comunale ha preso in netta controtendenza rispetto a fatti cronaca che talvolta vedono proprio gli enti locali a chiedere ai giudici di essere ammessi a tutelare in aula l’istituzione che rappresentano.
“Successivamente a numerosi confronti con un legale – ha spiegato il sindaco Gianluca Sala – per determinare la corretta strada da percorrere, abbiamo deciso di non partecipare attivamente al processo come parte lesa. L’omicidio della nostra concittadina Sharon Verzeni ha esercitato un grande impatto sulla vita nel nostro Comune e non solo. La comunità ha nutrito per lunghe settimane un senso di inquietudine e insicurezza, amplificato dal grande risalto che il caso ha avuto nel discorso pubblico e nelle cronache nazionali. Indubbiamente, il tragico episodio ha recato un danno all’immagine del territorio, generando un allarme sul tema della sicurezza. I fenomeni di microcriminalità e di disturbo della quiete pubblica non vanno però messi sullo stesso piano del doloroso omicidio di Sharon Verzeni, che non presenta relazione con i problemi pregressi che abbiamo riscontrato sul territorio. Per questi ci battiamo da anni attuando un programma di sicurezza urbana concreto, partecipativo e trasversale. Il riscatto di Terno d’Isola non passa dalle aule del tribunale”.
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