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“Notte tranquilla, ha riposato”. Prognosi ancora riservata per il papa dopo la crisi

di Angelo Vitale -


“La notte è trascorsa tranquilla, il Papa ha riposato”. Lo fa sapere il Vaticano  nel giorno che segnerà, con il secondo Angelus scritto invece che letto dal balcone di piazza San Pietro il decorso delle condizioni del pontefice. Ieri sera il bollettino più grave: “Le condizioni del Santo Padre continuano ad essere critiche, pertanto, come spiegato venerdì (quando il suo quadro clinico sembrava lievemente migliorato, ndr), il Papa non è fuori pericolo. Questa mattina Papa Francesco ha presentato una crisi respiratoria asmatiforme di entità prolungata nel tempo, che ha richiesto anche l’applicazione di ossigeno ad alti flussi”.

“Gli esami del sangue odierni hanno inoltre evidenziato una piastrinopenia, associata ad un’anemia, che ha richiesto la somministrazione di emotrasfusioni. Il Santo Padre continua ad essere vigile e ha trascorso la giornata in poltrona anche se più sofferente rispetto a ieri. Al momento la prognosi è riservata”, spiegava il Vaticano.

La prognosi riservata indica che le condizioni del Papa sono ancora critiche e imprevedibili nel breve termine. Le cause della crisi respiratoria sono complesse e multifattoriali. Inizialmente, era stato ricoverato per una bronchite che si è aggravata, evolvendo in un’infezione polimicrobica delle vie respiratorie, un tipo di infezione che coinvolge più tipi di microrganismi che possono complicare la diagnosi e il trattamento. Di seguito, la sua patologia si è evoluta in polmonite bilaterale, che richiede un trattamento farmacologico intensivo. La sua condizione ora peggiorata evidenzia che l’infiammazione diffusa dei polmoni sta resistendo a questo trattamento, peraltro da mantenere in equilibrio con la terapia cortisonica che può ulteriormente diminuire le sue difese immunitarie.

L’anemia è una condizione caratterizzata da bassi livelli di emoglobina nel sangue e può portare a una riduzione della capacità del sangue di trasportare ossigeno ai tessuti. La piastrinopenia, invece, caratterizza un numero di piastrine nel sangue inferiore alla norma, aumentando il rischio di sanguinamento. La trasfusione punta a stabilizzare lo stato clinico, potrebbero servirne altre anche perché le piastrine trasfuse hanno vita molto breve.


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