Editoriale

Pedullà-Picierno, fra i litiganti Meloni gode Schlein invece tace

di Dino Giarrusso -


Gaetano Pedullà è persona per bene, ha una storia personale lunga e variegata, e dopo anni da giornalista ed editore oggi è un europarlamentare cinquestelle, molto amato dalla base. Ospite a L’aria che tira ha letteralmente detto: “Picierno è un’infiltrata dei fascisti nella sinistra”. Non “dei conservatori”, non “dei centristi”. Dei fascisti, proprio. Pina Picierno, dal canto suo, ha una grande esperienza nonostante la giovane età: politica di professione, ha già fatto due mandati nel parlamento italiano ed è al terzo in quello europeo, oltre ad essere stata (piccolo record!) ministro ombra quando Veltroni riesumò l’usanza. Nell’alveo della rissosa politica italiana, l’attacco di Pedullà a Picierno non sarebbe in sé nemmeno troppo strano, fra avversari politici. Peccato però che PD e M5S in quasi tutta Italia sono alleati, e solo rimanendo uniti fra loro – aggiungendo anche AVS e quanti più cespugli possibile – possono sperare di contendere la vittoria al centrodestra. Ma cos’è questa unione, questa alleanza, se ci si arriva ad insultare con tale veemenza? E soprattutto, considerato che il popolo vota ciò di cui è convinto, cosa è successo dopo l’attacco di Pedullà? Un’apocalisse comunicativa che la metà bastava: attacchi durissimi di buona parte del PD contro Pedullà, ma anche contro Conte che in un video dice che Trump “con ruvidezza dice la verità”. Giorgio Gori la tocca pianissimo e commenta il video del (teorico) alleato chiedendosi “come potremmo mai essere credibili di fronte agli italiani?”. Ma la solidarietà a Picierno, così come la rabbia accesa contro il M5S e Conte, non solo è comune a tutto il PD e ai tanti giornalisti di area, ma ha dei toni tanto duri da chiedersi davvero in che senso abbia quest’alleanza, e che credibilità possa mai avere. Credibilità (ed eventuale forza elettorale) che diventa ancor più esigua leggendo i commenti di elettori e simpatizzanti cinquestelle sotto i post di loro esponenti (Pedullà in testa) e degli alleati/avversari del PD. Si va dal “chiudiamo per sempre con queste merde” al fotomontaggio col profilo di Bonaccini e quello di Mussolini, dal “perché, il PD è di sinistra?” agli insulti duri anche contro la stessa Picierno, Gori, e pure Schlein. E proprio il silenzio di Elly Schlein, leader del secondo partito italiano e primo del centrosinistra, la dice lunghissima sul reale stato di agonia dell’opposizione. Meloni e i suoi possono sbagliare quanto vogliono, combinare pasticci, essere indagati, esser condannati, abbaiare in TV e forse anche mettersi a insultare la gente a casaccio per strada, ma finché l’alternativa non sarà credibile, compatta o quanto meno in grado di dare un’immagine d’unità, Giorgia dormirà fra due comodi guanciali. E che speranze si danno così a tutti quegli italiani insoddisfatti del governo Meloni e dei partiti di centrodestra? Chi – se non gli elettori che già stanno col centrosinistra – può esser sedotto da un’alternativa i cui protagonisti si muovono così? Come si fa a non essere smarriti, di fronte a questo odiarsi reciproco e manifesto, e al silenzio della leader che proprio a Giorgia Meloni dovrebbe contendere la poltrona di capo del governo, in un futuro ormai non troppo remoto? In un dibattito su Sky, Nicola Procaccini ha dominato la scena avendo quali sparring proprio Pedullà e Picierno. E non perché fosse in assoluto il più valido fra i presenti, ma perché era evidente come lui potesse esprimersi in serenità, mentre gli altri due sembravano cane e gatto. Fra gli eterni litiganti, Meloni gode.


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