Attualità

“Vedere, salire, sedersi”: il Giubileo delle Forze armate

di Andrea Canali -


Come è noto il termine sicurezza significa, in via etimologica, sine cur; vale a dire, nessuna preoccupazione. Ogni giorno, ed in ogni momento, le forze dell’ordine difendono la libertà e la tutela di ognuno di noi. Tutto questo grazie alla serietà ed alla professionalità del proprio operato. A tal proposito, il giorno precedente il Giubileo a loro dedicato, è accaduto, nella basilica vaticana, un episodio increscioso: un uomo di nazionalità rumena è salito sull’altare centrale della Confessione, scaraventando a terra sei candelabri del XIX secolo del valore di 30 mila euro. Successivamente è stato fermato dalla Gendarmeria, la quale è riuscita poi ad indentificare ed a denunciare l’autore del vile gesto agli agenti dell’Ispettorato Vaticano. Non è la prima volta che a San Pietro si verificano episodi simili. Andando indietro nel tempo è impossibile dimenticare il tentativo di distruzione della Pietà di Michelangelo da parte di László Tóth, geologo australiano di origini ungheresi, che nel 1972 prese a martellate il capolavoro in marmo causando gravi danni. I colpi inferti con un pesante martello da cinque chilogrammi spaccarono il braccio sinistro e distrussero il gomito, ruppero il naso della Vergine e le palpebre. Il restauro richiese nove mesi per essere completato.
Tornando all’Anno Santo, domenica scorsa Papa Francesco, ha celebrato in Vaticano la messa per il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza. Nonostante la giornata fosse abbastanza rigida dal punto di vista climatico, il Santo Padre ha voluto essere presente tra i militari che sono venuti da diverse parti del mondo, dopo aver trascorso due giorni di malattia a Santa Marta affetto da una bronchite. Nella V domenica del Tempo Ordinario, il Papa nella sua omelia si è rivolto ai 30 mila militari presenti in piazza San Pietro valorizzando il ruolo degli “operatori di pace”, dedicando preghiere alle popolazioni che vivono sotto la violenza e la guerra. Francesco ha voluto ringraziare le forze armate per il loro servizio, salutando tutte le Autorità presenti, le Associazioni, le Accademie militari, come anche gli Ordinari militari e i Cappellani. Ai militari è affidata una grande missione che abbraccia molteplici dimensioni della vita sociale e politica: la difesa dei nostri Paesi, l’impegno per la sicurezza, la custodia della legalità e della giustizia, la presenza nelle case di reclusione, la lotta alla criminalità e alle diverse forme di violenza che rischiano di turbare la pace sociale. Un pensiero va anche a “quanti offrono il loro importante servizio nelle calamità naturali – aggiunge il Pontefice –, per la salvaguardia del creato, per il salvataggio delle vite in mare, per i più fragili, per la promozione della pace”.
Il Santo Padre cita il Vangelo rivolgendosi ai militari che hanno riempito piazza San Pietro: “Anche a voi il Signore chiede di fare come Lui: vedere, salire, sedersi. Vedere, perché siete chiamati ad avere uno sguardo attento, che sa cogliere le minacce al bene comune, i pericoli che incombono sulla vita dei cittadini, i rischi ambientali, sociali e politici cui siamo esposti”. Salire, perché “le vostre divise, la disciplina che vi ha forgiato, il coraggio che vi contraddistingue, il giuramento che avete fatto, sono tutte cose che vi ricordano quanto sia importante non soltanto vedere il male per denunciarlo, ma anche salire sulla barca in tempesta e impegnarsi perché non faccia naufragio, con una missione al servizio del bene, della libertà, e della giustizia”. E infine sedervi, perché “il vostro essere presenti nelle nostre città e nei nostri quartieri, il vostro stare sempre dalla parte della legalità e dalla parte dei più deboli, diventa per tutti noi un insegnamento”. Ci insegna che “il bene può vincere nonostante tutto, che la giustizia – evidenzia Francesco –, la lealtà e la passione civile sono ancora oggi valori necessari” perché il mondo sia più umano, più giusto e più fraterno, nonostante le forze contrarie del male, aggiungiamo che non vinceranno.

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