Gaza ricostruisce. E Trump scontenta il presidente siriano
Firmato a Ramallah un memorandum d’intesa presso l’ufficio del Primo Ministro dell’Anp, Mohammad Mustafa, tra il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp) e l’Organizzazione araba e internazionale per la costruzione in Palestina (Aiocp). Il suo ammontare è di 80 milioni di dollari.
Si tratta del primo intervento di questo tipo per valutare i danni, rimuovere i detriti dalle aree vitali della Striscia di Gaza, gestire gli ordigni esplosivi e i residuati bellici e allestire una serie di rifugi temporanei.
La situazione è drammatica. Molte famiglie nell’enclave palestinese continuano ad essere esposte a temperature fredde. Lo ha segnalato su X l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), aggiungendo che a Deir el-Balah, nella parte centrale del territorio devastato dalle bombe israeliane, e nel nord, molti vivono ancora in tende fatiscenti e rifugi di fortuna non proteggono dal gelo.
Il piano di Donald Trump per Gaza non prevede un ritorno dei palestinesi. A dirlo a Fox News è stato proprio il presidente americano, spiegando che “no, non lo farebbero perché avranno alloggi molto migliori. In altre parole, sto parlando di costruire un posto permanente per loro”.
Il presidente ad interim della Siria, Ahmed al-Sharaa, ha criticato la proposta trumpiana, sostenendo che “nessuna potenza può espellere un popolo dalla sua terra”. “Molti Paesi ci hanno provato e tutti hanno fallito, soprattutto durante la recente guerra a Gaza”, ha ricordato al-Sharaa, che fino a qualche mese fa era conosciuto come al-Jolani, in un’intervista al podcast “The Rest is Politics”, condotto dall’ex portavoce del primo ministro britannico Tony Blair, Alastair Campbell, e dall’ex segretario di Stato per la cooperazione internazionale, Rory Stewart.
“Nessuno può imporre una seconda Nakba al popolo palestinese, né potrà mai farlo”, ha avvertito il leader turco, Recep Tayyip Erdogan. Da Kuala Lumpur, Erdogan ha ribadito le accuse al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che, secondo il presidente turco, dovrebbe rispondere degli ingenti danni provocati con l’operazione militare contro Hamas avviata il 7 ottobre 2023 nella Striscia in risposta all’attacco in Israele.
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