Attualità

“L’ho uccisa io”: confessa l’omicida di Nataly. Si cerca il corpo nei fiumi

di Dave Hill Cirio -


Pablo Gonzalez Rivas, il compagno di Jhoanna Nataly Quintanilla, scomparsa da Milano lo scorso 24 gennaio, ha confessato. “L’ho uccisa io, non volevo”, le parole dell’uomo, accusato di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere, davanti alla giudice di Milano Anna Calabi. “Non volevo ucciderla, poi mi è preso il panico e ho deciso di disfarmi del cadavere”. Queste le parole che, a fatica, ha detto Pablo Gonzalez Rivas nelle oltre due ore nell’interrogatorio di convalida. Secondo le indagini sui movimenti dell’auto dell’uomo, il 48enne si sarebbe disfatto del cadavere nell’area di Cassano d’Adda, ricca anche di corsi d’acqua. Corpo che da ieri i carabinieri stanno cercando.

L’uomo, 48 anni, deve rispondere di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e di occultamento di cadavere. Contro di lui le immagini delle telecamere che puntano sullo stabile in piazza dei Daini, in zona Bicocca, dove la coppia di origine salvadoregna conviveva da sei anni. I video mostrano la vittima rientrare a casa nel tardo pomeriggio del 24 gennaio e non uscire mai più dal monolocale.

Più di tutto, contro l’indagato ci sono le immagini dell’area box che lo mostrano mentre recupera dal garage un borsone da palestra vuoto, quindi lui che sale nell’appartamento e poi scende trascinando a fatica lo stesso borsone, ora diventato “inspiegabilmente” pesante, che viene messo nel bagagliaio dell’auto. Appartamento e Fiat Punto sono finiti sotto sequestro e gli inquirenti sono certi che le investigazioni scientifiche, affidate ai carabinieri, restituiranno la certezza di dove sia stata uccisa la 40enne. Gli approfondimenti sulla targa, invece, la catturano fino a Cassano d’Adda. E’ in questi corsi d’acqua di questo comune alle porte di Milano che, il pomeriggio del 25 gennaio – il giorno dopo averla uccisa – Pablo Gonzalez Rivas si sarebbe liberato del corpo, dopo averlo lasciato per ore nell’auto. E’ una teoria tutta ancora da dimostrare ed è per questo che da ieri le ricerche (che proseguono) si concentrano lungo l’Adda e il canale Muzza.

Nel provvedimento di fermo al 48enne erano state contestate le “contraddizioni” rese durante la denuncia, fatta ai carabinieri una settimana dopo la scomparsa. Parlava di depressione, di problemi di lavoro e con il rinnovo del permesso di soggiorno, ma le amiche di Jhoanna Nataly Quintanilla hanno raccontato un’altra storia: aveva un colloquio di lavoro in programma e progettava un viaggio. Dietro “l’allontanamento volontario” c’era il tentativo di nascondere l’omicidio, è stata sempre la tesi della Procura che ne chiedeva il fermo per il pericolo di fuga, l’inquinamento probatorio e il rischio di reiterazione. Ieri, venerdì 7 febbraio, sentito dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella e dal pubblico ministero Alessia Menegazzo l’uomo – assistito dall’avvocata Paola Selleri – era rimasto in silenzio. Un mutismo oggi interrotto dalla confessione di aver ucciso Nataly nell’interrogatorio davanti alla giudice delle indagini preliminari Anna Calabi.


Torna alle notizie in home