Politica

Patto federativo tra Lega e Lcd. Intervista ad Andrea de Bertoldi

di Giuseppe Ariola -


Andrea de Bertoldi, deputato e presidente di Lcd, passa al gruppo della Lega e sottoscrive un’intesa con Salvini

La spilletta al bavero della giacca è ancora quella maggiormente in voga tra i deputati, un piccolo tricolore con accanto le lettere CD sovrapposte, il logo della Camera dei deputati. Ma da ieri Andrea de Bertoldi è un parlamentare della Lega. A suggellare il passaggio dal gruppo Misto – dove si era ‘traferito’ lo scorso agosto – a quello del Carroccio è stato un incontro con Matteo Salvini nel corso del quale è stato anche siglato un patto federativo tra la Lega e l’associazione dei Liberali cristiano-democratici (LCD), guidata da de Bertoldi. “La Lega aumenta iscritti, sostenitori, amministratori locali e ora anche parlamentari: ne siamo contenti e ovviamente è un ulteriore stimolo per fare sempre di più e sempre meglio”, ha commentato Matteo Salvini, mentre Andrea de Bertoldi ci ha spiegato di persona questa scelta.

In cosa consiste il patto siglato con la Lega?

“Si tratta della volontà di allargare il più possibile questa maggioranza di governo a quelli che sono i valori del centro, del centro liberale cattolico, verso le principali linee culturali della nostra storia nazionale: il liberalismo, il cristianesimo, la democrazia. Lcd ha questi valori al proprio interno e con la Lega vuole perseguire questo obiettivo. Ringrazio Matteo Salvini per aver compreso più di tutti e prima di tutti, mi permetto di dire, questa necessità. Il futuro del centrodestra passa dall’allargamento della coalizione al centro. Il governo di Giorgia Meloni potrà così essere supportato ancora di più attraverso un recupero di quell’elettorato di centro che magari non sempre ha votato nella nostra coalizione”.

Come mai questo patto con la Lega e non con chi, come Forza Italia, si ritiene interprete dei moderati?

“In questi mesi ho avuto la fortuna e l’onore di poter interloquire con gran parte delle forze politiche presenti in Parlamento, ma devo dire che ho trovato in Matteo Salvini e nella Lega quella realtà che più ha creduto in questo proposito. D’altra parte, la Lega nasce sui valori del cristianesimo e sulla cultura liberale del nostro Paese. Sono temi per noi importanti, insieme anche alla problematica fiscale. Io sono un commercialista e da sempre il mio impegno è nel cercare di avere un fisco che sia sempre più amico degli italiani, per fare in modo che la leva fiscale sia utile alla crescita del Pil. Il famoso rapporto debito/Pil, il rapporto di Maastricht, quei rapporti che sono stati ripresentati in questi ultimi mesi come un obbligo per il nostro paese, si possono affrontare solamente facendo aumentare il denominatore, cioè il Pil non il debito. Per far crescere il Pil occorrono politiche liberali, politiche di efficienza nelle imprese, ma anche nella pubblica amministrazione. La proposta di Lcd, condivisa dal leader Matteo Salvini, è di arrivare a un ministero o un dipartimento per l’efficienza della pubblica amministrazione, come sta succedendo negli Usa”.

A chi si rivolge Lcd?

“A chiunque si riconosca in quelli che sono i valori della tradizione italiana, democratico-cristiana e liberale, presenti appunto nel nostro nome. Quindi cercheremo di essere attrattivi soprattutto verso coloro che dal mondo di Renzi, di Calenda, dallo stesso mondo del Partito Democratico, possano guardare a noi come a una realtà che possa permettergli davvero di essere protagonisti. Non ritengo che il centro, con la massima stima per la segretaria Schlein e per il Presidente Conte, possa vedere riconosciuto i suoi valori da quel lato del campo. Allo stesso tempo, ci rivolgiamo alla grande area del non voto. Vogliamo ridare fiducia a quegli italiani che non votano proprio perché non credono più nella politica e nella differenza tra un’area e l’altra. Lo vogliamo fare però in modo concreto, ascoltando soprattutto gli enti intermedi, le imprese, le associazioni di categoria, quel mondo professionale che da sempre è stato oggetto della mia attività parlamentare, come gli ordini professionali, le casse di previdenza e le realtà che sono protagoniste del Pil”.

Sia a destra che a sinistra c’è una sorta di arrembaggio al centro. Perché il centrodestra dovrebbe essere più attrattivo?

“E’ impensabile che nella tenaglia tra Conte e la Schlein si possa affermare un centro liberale, moderato e cattolico, mentre nel centrodestra, ce lo insegna lo stesso Silvio Berlusconi, che ha rappresentato per anni il riferimento di questo mondo, c’è lo spazio per allargarsi, perché i suoi valori sono tipici del centro: quelli cristiani, liberali, della moderazione. Io penso che Giorgia Meloni li stia ben interpretando, ma è necessario allargarsi e dare a questa prospettiva un peso ancora maggiore”.

Lei è stato eletto in quota Fratelli d’Italia. Come mai il passaggio alla Lega?

“Sono sempre stato nel centrodestra, nasco in Alleanza Nazionale e quindi poi sono stato in Fratelli d’Italia, come senatore nella scorsa legislatura e deputato in questa. Dopodiché ci sono state delle incomprensioni. Nella Lega e in Matteo Salvini ho trovato la volontà chiara di sposare l’idea della crescita del centro nel centrodestra e quindi, mantenendo il massimo rispetto nei confronti dei miei colleghi di Fratelli d’Italia e della Presidente del Consiglio, cercherò di portare avanti questo progetto nell’interesse di tutto il Paese”.

Quanto conta in politica il valore dell’unità in un quadro che vede il progetto del campo largo praticamente fallito e un centrodestra che, invece, riesce a trovare sempre un punto di condivisione?

“Il centrodestra è prima di tutto una coalizione di elettori, prima che di partiti. Quindi al di là delle legittime aspirazioni e delle legittime pretese delle singole forze, c’è un aspetto che ne è la prerogativa ed è proprio l’unità del centrodestra stesso, perché ce lo chiede la nostra base elettorale che noi non solo non dobbiamo dividere, ma dobbiamo allargare ricomprendendo quelle parti del centro che magari oggi si trovano nel non voto, piuttosto che anche nell’area politica alternativa alla nostra”.

Cambierà la spilletta con quella di Alberto Da Giussano?

“Questa è la spilla della Camera, quindi non la cambierò. Il tricolore è da sempre nel mio cuore e non lo cambierò mai.


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