Il Pm tifoso agevolò giocatore del Toro: scatta la condanna per Enzo Bucarelli
Oggi Enzo Bucarelli è giudice civile a Genova. Ieri il tribunale di Milano l’ha condannato a 21 mesi e 10 giorni di reclusione per frode processuale. La pena è sospesa dalla condizionale e il magistrato è stato interdetto dai pubblici uffici per dodici mesi. Il motivo? Secondo il gup Luigi Iannelli il collega imputato, conosciuto per essere un tifoso granata come testimoniava l’immagine del Grande Torino appesa alle pareti del suo ufficio quand’era in Procura, ha agevolato nel 2023 un attaccante della sua squadra del cuore, Damba Seck, che aveva esordito in Serie A nel 2021 e attualmente milita in prestito nel Catanzaro in B, cancellando il file dal telefonino del calciatore dopo che era stato denunciato dalla fidanzata perché avrebbe diffuso un filmato che immortalava momenti erotici della coppia.
L’ipotesi di reato, dunque, nei confronti di Seck era di “revenge porn”, perché il giocatore non solo aveva ripreso all’insaputa della fidanzata dei loro momenti intimi, ma poi ne aveva diffuso il contenuto agli amici. Per la cronaca l’inchiesta penale si era conclusa con il ritiro della querela da parte della giovane fidanzata del 24enne giocatore che l’aveva risarcita. Le indagini, tuttavia, avevano preso una piega decisamente pesante per il Pm Bucarelli, noto nel capoluogo piemontese per avere fatto arrestare Said Mechaquat, reo confesso dell’omicidio di Stefano Leo nel febbraio di sei anni fa ai Murazzi e condannato a 30 anni di carcere con sentenza passata in giudicato “perché lo aveva visto felice in strada”, quando Bucarelli nel corso della perquisizione a casa di Seck, davanti agli increduli militari di Guardia di Finanza e Carabinieri, avrebbe cancellato il video oggetto della contestazione dallo smartphone dell’attaccante sia dalla memoria che dalla cronologia delle chat. Il magistrato avrebbe detto agli investigatori che non c’erano più motivi investigativi perché il video era già contenuto nel fascicolo della Procura ed era stato depositato anche dalla vittima al momento della querela, pertanto non ci sarebbe stata alcuna dispersione della prova già agli atti.
Tuttavia, i finanzieri avevano presentato al Procuratore vicario di Torino, Enrica Garbetta, una relazione ricostruendo i passaggi della perquisizione a casa di Seck alla quale aveva partecipato anche il magistrato. A sua volta Garbetta aveva trasmesso alla Procura di Milano, competente per i reati commessi dai magistrati piemontesi, il fascicolo che aveva spinto il Procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, a capo del pool milanese dei resti contro la Pubblica amministrazione, a iscrivere sul registro generale delle notizia di reato Bucarelli. Il processo si è celebrato allo stato degli atti nel corso dell’udienza preliminare con il rito abbreviato e l’avvocato difensore Michele Galasso ha chiesto l’assoluzione con la formula più ampia di Bucarelli sostenendo che il suo assistito non aveva agevolato in alcun modo l’atleta e di conseguenza non aveva commesso alcuna frode nel processo, perché i due file incriminati erano stati già acquisito agli atti e, pertanto, la prova era stata cristallizzata. “Sono profondamente sorpreso e amareggiato per la sentenza di condanna di primo grado che davvero non mi aspettavo e ritengo francamente ingiusta – afferma il legale – Attenderò con rispetto le motivazioni del verdetto, che sarà oggetto di sicuro appello”. Al contrario, la Pm Giancarla Serafini ha sollecitato la condanna a 22 mesi di reclusione dell’attuale giudice civile perché il comportamento del magistrato era stato contrario al suo dovere d’ufficio disponendo “la distruzione di prove documentali costituenti corpo del reato”, vale a dire i file intimi dei due ragazzi “al fine di ostacolare le indagini e agevolare l’indagato”. Tanto che il gup ha condannato Bucarelli anche al risarcimento delle parti civili costituite: 10 mila euro alla Presidenza del Consiglio, 15 mila euro al ministero di Grazia e Giustizia e 10 mila euro all’ex fidanzata di Seck, rappresentata in aula dall’avvocata Silvia Lorenzino. Dopo la sua iscrizione sul registro degli indagati, il Procuratore generale presso la Cassazione aveva promosso il procedimento disciplinare nei confronti della toga che era stata così trasferita per incompatibilità ambientale e inidoneità alla funzione requirente al tribunale di Genova come giudice civile. La sentenza diventerà esecutiva solo nel caso in cui passasse in giudicato, perciò fino alla Cassazione l’interdizione dai pubblici uffici per dodici mesi a carico di Bucarelli non diventerà operativa perché vige la presunzione d’innocenza.
Torna alle notizie in home