Trump minaccia i Brics: “Dazi al 100% se creano valuta comune”
“Si trovassero un’altra nazione di fessi”: senza mezze misure, Donald Trump “minaccia” i Brics. E lo fa proprio mentre conferma la stangata dei dazi a carico di Canada e Messico. Per ora, le tariffe doganali imposte saranno pari al 25%. Ma per i Brics, stando a quanto ha scritto lo stesso Trump su Truth, potrebbe andare ancora peggio. Già, perché il presidente americano si è detto pronto a portare i dazi fino al 100 per cento se solo oseranno creare una moneta alternativa al dollaro su scala internazionale. Questo è il tema dei temi: l’attacco al dollaro quale valuta di riserva internazionale è qualcosa di inaccettabile per il nuovo corso a Washington che, così, conferma la sua linea decennale. Lottare, cioè, contro chiunque tenti anche solo di mettere in discussione l’utilizzo del dollaro per gli scambi internazionali. Si tratta di qualcosa che pure l’Europa, negli anni passati, ha sperimentato sulla sua pelle quando si immaginò di fare dell’euro la nuova valuta di riserva internazionale. Un’idea subito dimenticata da Bruxelles.
Ma oggi Trump non ha a che fare con l’Ue bensì con Cina, Brasile, India, Sudafrica, Russia e i loro alleati economici. E la riedizione dello scontro avviene in un momento delicatissimo per gli equilibri geopolitici. Basta un nulla, come per dirne una la presentazione di una nuova Ai cinese, per far traballare i mercati e innescare un’escalation di ritorsioni e reazioni. “L’idea è che i Paesi del Brics stiano cerando di allontanarsi dollaro, mentre noi restiamo inerti, è finita. Noi chiederemo un impegno a questi Paesi apparentemente ostili, affinché non creino un’altra valuta per sostituire il potente dollaro, altrimenti dovranno fronteggiare dazi del 100%”, ha scritto il presidente americano in un post su Truth Social. Trump ha poi aggiunto: “Potranno dire addio a vendere nella meravigliosa economia americana, andassero a trovarsi un’altra nazione di fessi. Non c’è alcuna possibilità che i Brics possano sostituire il dollaro nel commercio internazionale o altrove, e qualsiasi Paese che provi a farlo dovrà salutare i dazi e dire addio all’America”.
Nel frattempo il Canada alza la testa e pure la voce. O, almeno, ci prova. Da Ottawa, il ministro degli Esteri Mélanie Joly minaccia Washington: “Spediamo petrolio a prezzi scontati che, in ultima analisi, viene raffinato in Texas”, ha dichiarato al Financial Times. “Se non saremo noi a spedirlo, sarà il Venezuela”, ha sibilato velenosa Joly. Che ha proseguito: “Non ci sono altre opzioni sul tavolo e quest’amministrazione non vuole lavorare con Caracas”.
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