PRIMA PAGINA – Il labirinto della Giustizia tra rinunce dovute e atti voluti
CORTE D'APPELLO TOGHE TRIBUNALE AULA
Chiara Ferragni, Emis Killa e Meloni: Le inchieste e i processi che impongono rinunce e scelte obbligate dalla Giustizia
Dalla rinuncia a Sanremo, passando per un divorzio milionario, fino allo stop dei lavori parlamentari. No, non sono questioni da mettere sullo stesso piano, tuttavia, sono tutte interruzioni “forzate” dalla macchina della Giustizia che ha contestualmente racchiuso nel suo labirinto non solo personaggi dello spettacolo e influencer, ma anche i membri del Governo.
E saliti per direttissima, e per coincidenza, agli “onori” della cronaca ieri – insieme alla Premier – sono stati la chiacchieratissima Chiara Ferragni con il suo Pandoro-Gate e il cantante Emis Killa. Le mani degli inquirenti si sono mosse verso l’influencer nazional popolare in merito all’ennesimo capitolo della vicenda tra pubblicità occulta e beneficenza dei suoi pandori rosa e le uova di Pasqua prodotti, rispettivamente, con Balocco e Dolci Preziosi. Per l’imprenditrice digitale di tratta “solo” di un rinvio a giudizio per truffa aggravata in merito all’inganno nei confronti dei consumatori e l’ingiusto profitto di 2,2 milioni di euro, oltre che benefici (incalcolabili) di ritorno d’immagine. Per lei l’udienza è stata fissata al Tribunale di Milano per il prossimo 23 settembre. E se l’influencer nella morsa delle autorità giudiziarie ha abbandonato – almeno in parte – il mondo patinato delle sfilate e degli eventi, stessa sorte potrebbe capitare a Emis Killa. Il rapper milanese ha fatto sapere di voler fare “un passo indietro” e rinunciare al Festival di Sanremo in considerazione del suo coinvolgimento nell’inchiesta che ha portato all’arresto di 19 ultras delle curve di Milan e Inter.
Il cantante è indagato dalla procura di Milano per associazione a delinquere nel caso “Doppia Curva” con tanto di interdizione dagli stadi per tre anni. “Apprendo oggi dai giornali che sono indagato e se questo corrisponderà al vero sarà importante che l’indagine faccia il suo corso… Ero felice di affrontare il mio primo Festival ma preferisco fare un passo indietro”. E visto che in Italia i processi e le sentenze avvengono (mediaticamente e popolarmente parlando) prima di quanto non si faccia nei tribunali il cantante ha pensato bene di eclissarsi e aspettare che la Magistratura lavori senza intoppi.
Passo indietro che ha deciso di non fare Giorgia Meloni, perché “quando sono in gioco la sicurezza della Nazione e l’interesse degli italiani, non esiste spazio per passi indietro”. Eppure, i lavori parlamentari si fermano: secondo quanto chiesto dalle opposizioni, Camera e Senato non si riuniranno fino a martedì. “Non andremo avanti con i lavori finché il governo non chiarirà i contorni della vicenda, che non è solo giudiziaria ma essenzialmente politica e molto grave” hanno fatto sapere.
I ministri Nordio e Piantedosi avrebbero dovuto riferire ieri, ma martedì sono arrivate le denunce e con una lettera ai presidenti di Camera e Senato hanno comunicato che “non sarà possibile rendere le informative previste” in virtù della novità giudiziaria di nemmeno 24 ore prima. Ciò non significa un passo indietro, appunto, del governo, ma solo uno slittamento, anche perché c’è stata la disponibilità del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Ciriani, a riferire in Aula. Offerta rifiutata da parte delle opposizioni che chiedono gli interventi dei diretti interessati. Nel frattempo, con un vertice a Palazzo Chigi, i diretti interessati – Meloni, Mantovano, Piantedosi e Nordio – hanno deciso congiuntamente di nominare quale unico legale l’avvocato Giulia Bongiorno.
Una scelta che sottolineerebbe a compattezza del governo anche nell’esercizio dei propri diritti di difesa. Scelte, dovute, volute: perché quando la giustizia interviene, le priorità cambiano e, volenti o nolenti, si impongono scelte e battute d’arresto
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