Politica

L’intoccabile Santanchè: stavolta la pagherà? Forse la salva Lo Voi

di Dino Giarrusso -


In principio fu il vezzo di tenersi il cognome dell’ex-marito, bizzarria per la quale tuttora chiamiamo Santanchè la signora Daniela Garnero, da tempo immemore – trent’anni tondi – non più sposata col chirurgo Paolo Santanchè. Poi ci furono le numerose attività imprenditoriali e la folgorazione per la politica – ha militato in ben sei partiti diversi, tutti nell’orbita della destra – e ancora il legame in affari con Flavio Briatore, quello sentimentale con Sallusti, la vicinanza al potente Ignazio La Russa, e tanti altri dettagli per raccontare i quali, forse, varrebbe la pena su di lei scrivere un libro o girare un documentario, appassionante e grottesco. “Berlusconi è ossessionato da me, ma tanto non gliela do”, comiziò elegantemente da candidata premier con La Destra di Storace nel 2008, prima di ricucire lo sgradevole strappo con Silvio, tornare all’ovile, farsi nominare sottosegretaria due anni dopo nel Berlusconi ter, e aderire al PdL prima e a Forza Italia poi. “La Santanché è carina”, la assolveva Celentano quando tutti si aspettavano la infilzasse complice Santoro.  “Ragazze non datela!” ammoniva lei da brava consigliera per le giovani donne inesperte, e ancora “Rivendico con orgoglio di essere fascista!”, per chiamare l’applauso e poi precisare: “Se fascista vuol dire cacciare a pedate nel sedere gli irregolari”. Classico caso di “con quella bocca può dire ciò che vuole”, non riferito però al dentifricio usato dalla nostra, ma a quella regola della politica italiana per cui ci sono esponenti più uguali degli altri cui viene permesso – e perdonato – praticamente tutto. Daniela è stata una di quelli, per anni. Ma ora? Certamente crede d’esserlo ancora, giacché per sganciare bombe con tale nonchalance devi sentirti al di sopra non di ogni sospetto ma di ogni giudizio, sentite qui: “Nel suo partito qualcuno è più critico”, gli si chiede “Ma chi se ne frega!”, risponde lei perdendo l’opportunità di un più fatale “me ne frego”. Chi invece sembra fregarsene, e pure tanto, è l’ampia truppa dei parlamentari di FdI, che -come chiunque sia dotato di orecchie funzionanti può constatare passando dai palazzi parlamentari- ha raggiunto un livello di insofferenza e furia probabilmente mai raggiunto prima. A volere la testa ministeriale di Daniela oggi sono in tantissimi, con buona pace del Presidente del Senato La Russa, anch’egli tirato in ballo da Santanchè quale eterno granitico difensore e suo garante, quasi si trattasse (solo) di un amico e non della seconda carica dello Stato. I guai giudiziari della ministra del Turismo sono per Giorgia Meloni una patata che definire bollente sarebbe riduttivo, specie dopo che quella ha acceso il fuoco grande sotto la pentola con le sue autodichiarazioni di stabilità. E le patate bollenti fanno venire le papole se le tocchi e il mal di pancia forte se le mangi, e qui si toccano tutti lo stomaco solo a sentire il nome di Dani. La fino a ieri intoccabile socia del Twiga, magra e asciutta, è oggi un elefante nel corridoio di FdI. Perché quando su di un Ministro pendono sospetti gravi, il sacrosanto garantismo riguardante il lato penale, non azzera lo sconcerto dei cittadini, che è dovuto ai fatti contestati, non al loro essere o meno reati; perché più di mezzo partito (c’è chi assicura “più di tutto il partito”) è talmente irritato da sperare che qualcuno la fermi, ora; perché quando viene tirato in ballo il Presidente del Senato -tessera di partito consegnata all’elezione, figura costituzionalmente super partes- per risolvere beghe interne a un partito, sappiamo tutti che Mattarella non fa la ola. Insomma, potrebbe essere per Santanché il momento di tornare sulla terra, e per una volta pagare dazio. Ma usiamo il condizionale, perché il clamoroso avviso di garanzia recapitato ieri alla Premier, potrebbe aver mescolato carte e sentimenti così nel profondo da farle salvare la poltronissima, dandole l’opportunità di recitare il ruolo di vittima dei soliti giudici cattivoni.   Santanchè salvata da Lo Voi… ci pensate? Altro che documentario, la vita di Daniela potrebbe essere la serie più vista nella storia di Netflix. Schlein regista, naturalmente…


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