La Cpi chiede spiegazioni all’Italia sul caso Almasri
La scarcerazione del generale libico Njeem Osama Almasri Habish ha sollevato forti polemiche, sia a livello internazionale che interno. La Corte penale internazionale (CPI) accusa l’Italia di aver liberato il generale senza preavviso o consultazione, vanificando il mandato d’arresto emesso contro di lui per crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino Tripoli, dal febbraio 2011. Anche le opposizioni italiane attaccano duramente il governo, accusandolo di aver rimesso in libertà un “torturatore”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, riferirà la prossima settimana in Parlamento per fare chiarezza sulla vicenda, che richiama un episodio analogo avvenuto poco più di un mese fa con l’iraniano Mohammed Abedini Najafabadi. In entrambi i casi, l’arresto è stato seguito dalla scarcerazione e dal rimpatrio, sollevando interrogativi sulle procedure seguite. Njeem, figura di spicco delle istituzioni libiche, è a capo della Polizia giudiziaria e collabora strettamente con la magistratura e il Procuratore generale nazionale, Sadiq Al-Sur. È anche legato all’Apparato di deterrenza contro il terrorismo e la criminalità organizzata (Rada), che gestisce la prigione di Mittiga. La sua presenza in Italia è stata localizzata il 19 gennaio a Torino, dove è stato arrestato dalla Digos. Tuttavia, il mandato d’arresto della CPI non è stato convalidato dalla Corte d’Appello di Roma, che ha rilevato l’assenza di un’interlocuzione preventiva con il Ministero della Giustizia, unico titolare dei rapporti con la Corte. Il generale è stato quindi scarcerato e rimpatriato a Tripoli il 21 gennaio su un volo di Stato, per motivi di sicurezza legati alla sua pericolosità. Al suo arrivo in Libia è stato accolto trionfalmente dai suoi sostenitori, come mostrano video diffusi sui social. La CPI, nel frattempo, chiede spiegazioni all’Italia, ricordando agli Stati il dovere di cooperare pienamente con le sue indagini e azioni penali. La vicenda ha acceso il dibattito politico in Italia. Le opposizioni, durante una conferenza stampa congiunta, hanno chiesto alla premier Giorgia Meloni di riferire in Parlamento, denunciando una gestione inadeguata e contraddittoria del caso. Rimangono aperti molti interrogativi, tra cui le ragioni della mancata comunicazione tra le autorità italiane e la CPI e l’impatto di questa decisione sui rapporti tra Italia e Libia.
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