Economia

Tim ottiene 1 miliardo di rimborso, ma la vendita di Sparkle si allontana

di Giuseppe Ariola -


Tim si prepara a ricevere quasi un miliardo di euro dallo Stato, derivanti dalla restituzione di un canone non dovuto più gli interessi. Tuttavia, la chiusura della vendita di Sparkle, che potrebbe fruttare altri 700 milioni, richiederà più tempo. Questa situazione ha causato un’oscillazione in Borsa, con il titolo che prima è salito del 2,5% e poi ha chiuso in calo dello 0,77%, attestandosi a 0,26 euro. La questione del canone, oggetto di un contenzioso che dura da 15 anni, non è ancora definitiva, in attesa della pronuncia della Cassazione, prevista tra un anno. La vicenda risale al 1998, quando Tim pagò un canone che, secondo la Corte d’Appello di Roma, non era dovuto. La sentenza dello scorso aprile ha stabilito un rimborso di 528,7 milioni di euro, più interessi, per un totale di 995,2 milioni. Lo Stato ha presentato ricorso chiedendo una sospensiva, ma il tribunale ha respinto questa richiesta, dichiarando la sentenza esecutiva. Un tentativo di conciliazione, con Tim che proponeva uno sconto di 150 milioni e un pagamento rateizzato, non ha avuto esito positivo. Gli avvocati dello Stato hanno sottolineato che un pagamento immediato richiederebbe una modifica alla legge di bilancio, sostenendo l’assenza di liquidità necessaria. Tuttavia, il tribunale ha respinto tale argomentazione, evidenziando che la manovra di spesa da 28 miliardi per il 2024 non prospetta una reale incapacità patrimoniale. Inoltre, ogni anno di ritardo comporterebbe un aggravio di quasi 25 milioni di euro. Nonostante l’incertezza legata alla Cassazione, Tim appare fiduciosa, considerando anche un precedente favorevole: Vodafone si è vista restituire 49 milioni in una causa simile. Sul fronte Sparkle, la vendita al Ministero dell’Economia e a Retelit subirà un rinvio al 15 marzo, a causa della necessità di completare alcune operazioni preliminari e di definire l’accordo con il pool di banche coinvolto nel finanziamento. L’offerta vincolante, che sarebbe scaduta il 27 gennaio, è stata prorogata di comune accordo. Questa dilazione impedirà al CEO Pietro Labriola di contabilizzare i proventi della cessione in tempo per il Consiglio di Amministrazione del 12 febbraio, dedicato all’esame preliminare dei conti 2024 e all’approvazione del piano industriale 2025-2027.


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