L’avvocato Alessio Morosin: “Ecco perché la Consulta ha affossato l’Autonomia”
“Ha vinto il centralismo statale. La riforma Calderoli sull’Autonomia differenziata è di fatto svuotata di sostanza La sentenza della Consulta di novembre ha arretrato le lancette dell’orologio costituzionale di un quarto di secolo. Bisogna dire le cose come stanno: da indipendentista veneto va ammessa la sconfitta, perché chi ha approfondito la sentenza, e lo dico da avvocato e da studioso della materia, non può che convenire che i giudici costituzionali hanno tirato uno schiaffo ai veneti”. Il veneziano Alessio Morosin parla con la solita passione di una materia che conosce e analizza da decenni. Alla soglia dei 70 anni, il leader di Indipendenza Veneta è pessimista sul regionalismo.
“Partiamo dal presupposto che la Corte Costituzionale presieduta dal prof Augusto Antonio Barbera, già parlamentare di Pci e Pds, ha orientato una sentenza che ignora e calpesta l’articolo 5 della Costituzione, laddove afferma che la Repubblica adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”.
Perché è così tranchant?
“Vede, è avvenuto il contrario. La 192 stravolge anche in senso letterale gli articoli 116 e 117 della Costituzione perché le materie diventano funzioni e, cito testualmente, la «Corte non può esimersi dal rilevare che vi sono delle materie, cui pure si riferisce l’art. 116, terzo comma, Cost., alle quali afferiscono funzioni il cui trasferimento è, in linea di massima, difficilmente giusificabile…». Senza considerare che, come stabilisce l’art. 137 della Costituzione, «Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna impugnazione»”.
Ma proprio a L’identità l’ex ministra Erika Stefani ha sostenuto il contrario, cioè che la 192 rafforza la vera Autonomia.
“Rispetto il suo parere, ma dissento. Dico di pù, nella lettera scritta il 26 giugno 2023 da Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajno al ministro Calderoli e al presidente Sabino Cassese riguardo alle motivazioni delle loro dimissioni dal Comitato tecnico per la determinazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e l’incostituzionalità di alcune disposizioni della Legge di bilancio per il 2023 in tema di attuazione della autonomia regionale differenziata, sono ripresi i punti sottolineati dalla sentenza 192. Lo trovo stupefacente. È stato l’ultimo colpo di coda del costituzionalismo di sinistra interpretato con coerenza dal prof. Barbera che ha sempre contestato l’Autonomia”.
Tra le file della maggioranza, a cominciare dal ministro Calderoli, si ripete che la riforma migliorerà l’Italia.
“Magari fosse così. Prevale l’etica dello Stato centralista e la Consulta dà fiato a questa impostazione quando sottolinea che il legislatore non potrà spingersi oltre le colonne d’Ercole dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione, quanto alla sua discrezionalità, come precedentemente interpretato”.
Ma proprio la Consulta apre alla possibilità di modificare con decreti interministeriali l’equilibrio di partecipazione per finanziare l’eventuale scostamento tra il fabbisogno e l’andamento gestionale del servizio in un’ottica di efficienza.
“L’apparato burocratico centrale, di cui i grand commis sono i custodi del sinedrio costituzionale, non vuole la riforma e sono curioso di vedere quando le indicazioni della Consulta saranno votate dalla maggioranza che è divisa, al di là dell’apparenza, sui contenuti della legge Calderoli. Basta chiederlo al vicepremier Antonio Tajani, segretario di Forza Italia. Per questo osservo che la Corte Costituzionale ha agito in termini politici, centralisti e «legibus solutus» stravolgendo la legge Calderoli che vuole una forma di autonomia e di decentramento nel rispetto delle esigenze centrali. Di fatto la Consulta ha affossato la riforma e le riscrittura della 192 è un macigno sulle aspirazioni non solo dei veneti, ma di chi ha a cuore l’indipendentismo delle regioni nel vero spirito costituzionale”.
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