La Bei pronta a raddoppiare gli investimenti nella Difesa
La Bei raddoppia gli investimenti nell’ambito della Difesa. Forte e chiaro. Il messaggio di Donald Trump agli alleati della Nato, e in particolare agli europei, è stato preso in parola. Se occorrerà difendersi da soli, iniziare a spendere e a dotarsi di armamenti per far fronte alla sicurezza, bisognerà smetterla di lagnarsi e iniziare a mettere mano alla borsa. E così è stato: la Bei, la banca europea degli investimenti, ha annunciato che nel 2025 investirà il doppio di quanto abbia già fatto l’anno passato nel settore della Difesa. L’annuncio è arrivato direttamente da Nadia Calvino, la presidente spagnola della “cassaforte” dell’Ue. La spesa prevista è importante eppure, forse, potrebbe ancora non bastare. Già, perché la Bei ha deciso di mettere sul tavolo fondi per poco più di due miliardi di euro. Una cifra che raddoppia quella utilizzata nel 2024 e che aveva raggiunto il miliardo di euro. “L’anno scorso la Banca europea per gli investimenti ha raggiunto un record di 1 miliardo di euro in investimenti nel settore della sicurezza e della difesa”, ha affermato Calvino, arrivando a un incontro dei ministri delle finanze dell’Unione europea a Bruxelles: “E posso già dirvi che ci aspettiamo di raddoppiare tale importo per il 2025, raggiungendo 2 miliardi di euro in investimenti per sostenere l’industria della sicurezza e della difesa europea”. Chiaramente, gli investimenti nella Difesa, nell’Ue, non vengono pagati solo ed esclusivamente dalla Bei. Però le parole di Nadia Calvino riportano d’attualità i progetti e i piani di cui si parla ai piani alti di Bruxelles. Uno su tutti, quello di approntare strumenti comuni per pagarsi gli investimenti in comune. Un tema scottante che si unisce a quello dei budget commisurati al Pil di ogni singolo membro della Nato. Si è parlato di investimenti fino al 5% del prodotto interno lordo, una soglia che rappresenta, al momento, un traguardo irraggiungibile per la stragrande maggioranza degli Stati Ue. Quindi è intervenuto il segretario generale Nato Mark Rutte che ha trovato un compromesso sul 3,6%. Una soglia che innalza, e di molto, quella limite affermata in tempi non sospetti dallo stesso Trump e stimata nel 2% del Pil. Prima di investire, però, occorrerebbe che l’Europa desse prova di unità su un tema, quello delle forze armate comuni o, quantomeno, più coordinate di quanto lo siano adesso. La grande sfida del riarmo, per l’Europa, non è solo economica. Ma è davvero politica.
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