Auto in panne, dall’era pre Covid a oggi perso il 18% delle vendite
Dall’era pre Covid, l’auto ha perso il 18 per cento del suo volume d’affari. Ma non è tutta colpa della pandemia. Anzi. Nel disastro dell’auto, l’ultimo settore in cui l’Europa avrebbe potuto ancora dire la sua, c’entrano la miopia e l’ideologismo green dell’Ue che ha, sostanzialmente, segato le gambe al comparto e che, con i dazi tardivi all’auto elettrica cinese, ha complicato inutilmente le cose dando la mazzata finale alle case automobilistiche tedesche. I numeri diffusi dal Centro Studi Promotor sulle immatricolazioni nell’area dell’Europa occidentale (che comprende anche il Regno Unito) rappresentano una carezza in un pugno. La carezza: rispetto al 2023, il 2024 ha segnato un seppur timido aumento degli affari nella misura dello 0,9%. Il pugno: rispetto al 2019, l’ultimo anno prima del Covid, il fatturato del settore automotive è sprofondato del 18%. Tutti i maggiori mercati Ue segnano perdite in doppia cifra: Francia -22,4%, Germania -21,9%, Italia -18,7%, Spagna -19,2%, Regno Unito -15,5%. Le colpe? Individuarle è semplice: la transizione all’elettrico non ha funzionato a causa dei prezzi fuori mercato delle vetture e, soprattutto, per colpa dei problemi connessi alla rete infrastrutturale (dove sono le colonnine?) e alla sfiducia sui dati di autonomia e gestione delle auto. Un fenomeno che, a sorpresa, ha interessato soprattutto i consumatori tedeschi quelli che per primi avevano dimostrato entusiasmo e comunque un’apertura importante rispetto alle nuove tecnologie. Ciò ha portato a terra il mercato dei privati, praticamente impossibilitati a comprare auto dopo il Covid, mentre soltanto le aziende, che comunque hanno una forza economica del tutto differente rispetto a quella delle famiglie, hanno potuto rinnovare il loro parco auto.
Torna alle notizie in home