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Disagio treni, soffrono pure le merci. Il pieno fondi Pnrr ci manda fuori strada in Europa

di Angelo Vitale -


Treni: per rallentamenti, cancellazioni, ritardi e caos non soffrono solo i passeggeri ma pure le merci. Lo segnala la Federmerci con i dati dell’anno appena trascorso, la fotografia di una situazione che analizza – per la prima volta una riflessione del genere, a nostro avviso – quanto stia incidendo negativamente il “pieno” di fondi Pnrr assegnato al Gruppo Fs.

Una “transizione infrastrutturale” – sottolinea l’associazione di sistema che rappresenta tutti gli attori del settore logistico ferroviario: imprese ferroviarie, terminal ferroviari, operatori multimodali, operatori di ultimo miglio ferroviario, costruttori e detentori di veicoli ferroviari, centri di formazione del personale nel settore ferroviario – che ha pesanti ripercussioni e sta provocando “un contro-shift modale verso la gomma, in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità del sistema europeo dei trasporti”. Come a segnalare che il nostro Paese – o almeno il Gruppo Fs che sta utilizzando questi fondi – si sta allontanando dall’evoluzione del sistema europeo dei trasporti andando in controtendenza rispetto a quanto esso si prefigge.

“Tra gli eventi più impattanti – ha scritto il dg Federmerci Giuseppe Rizzi su Parlamento Magazine -, l’interruzione dei collegamenti ferroviari al Valico di Modane, causata da una frana presso il traforo del Frejus, e le limitazioni nel tunnel del Gottardo hanno reso evidente quanto le infrastrutture ferroviarie italiane e internazionali siano vulnerabili e quanto un loro blocco influisca direttamente sull’economia. Questi due snodi sono cruciali per il commercio italiano con l’Europa, e la loro chiusura ha contribuito a una diminuzione del traffico merci internazionale, che già subiva l’impatto delle tensioni geopolitiche e della riduzione della produzione industriale. Secondo i dati raccolti dall’Associazione Fermerci, tali criticità si sono tradotte in una perdita stimata del 3,2% rispetto al traffico del 2022, con una contrazione di circa 1,7 milioni di treni/chilometro (l’unità di misura dell’offerta di trasporto ferroviario che rappresenta lo spostamento di un treno su un percorso di un chilometro, ndr)”. E, rispetto al 2021, anno della ripresa post-pandemica, il calo complessivo ha toccato il cinque %, pari alla perdita di 3 milioni di treni-chilometro.

“Parallelamente – segnala Rizzi – nel 2024 il Pnrr ha avviato una serie di lavori di ammodernamento infrastrutturale necessari per aggiornare le linee ferroviarie e rendere il trasporto ferroviario più competitivo nel lungo periodo. Tuttavia, la fase iniziale di questi interventi, che dovrebbe protrarsi fino al 2026, comporta sfide significative per il settore. Le interruzioni delle linee ferroviarie, legate agli interventi PnrrR, hanno raggiunto il 50% delle tratte nel 2024, con la prospettiva che queste percentuali aumentino ulteriormente nel 2025, man mano che
i lavori si intensificano. Le ripercussioni di questa “transizione infrastrutturale” sono pesanti: soppressione di servizi, deviazioni di percorso e tempi di percorrenza prolungati che incidono sui costi operativi degli operatori ferroviari e riducono la competitività del comparto. A causa di questi rallentamenti e costi aggiuntivi, molti operatori sono costretti a rivedere le loro offerte o a valutare modalità alternative per il trasporto delle merci”. E’ il denunciato contro-shift modale verso la gomma, in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità del sistema europeo dei trasporti.


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