Il paradosso del mercato del lavoro: a rischio 120 mila posti, ma per le imprese è difficile reperire personale
Il mercato del lavoro italiano vive un paradosso evidente: mentre le crisi aziendali mettono a rischio quasi 120mila posti di lavoro, le imprese prevedono di assumere 1,37 milioni di lavoratori nei prossimi tre mesi, di cui circa 380mila a tempo indeterminato. Tuttavia, metà di queste posizioni potrebbe rimanere scoperta a causa della carenza di candidati o dell’inadeguata preparazione dei candidati stessi, come evidenziato dall’Ufficio studi della CGIA. Il problema è amplificato dal costante invecchiamento della popolazione e dal declino demografico. La fascia d’età 25-34 anni è passata da 8,5 milioni di persone nel 2004 a 6,2 milioni oggi, una riduzione tra le più gravi in Europa. Anche la fascia 35-49 anni registra un calo significativo: da 14 milioni di residenti nel 2014 a meno di 11,5 milioni nel 2024, con una previsione di scendere sotto i 10 milioni entro il 2040. Inoltre, entro il 2028, circa 3 milioni di lavoratori andranno in pensione, rendendo sempre più complessa la loro sostituzione. La CGIA segnala che il fabbisogno occupazionale del prossimo quinquennio (2024-2028) sarà di 3,6 milioni di lavoratori, con l’83% destinato a sostituire chi esce dal mercato del lavoro per limiti di età. Di fronte alla scarsità di giovani alla ricerca della prima occupazione e alle difficoltà di reperimento di personale qualificato, la sfida principale del prossimo decennio sarà garantire la copertura delle posizioni vacanti piuttosto che reintegrare i lavoratori colpiti da crisi aziendali. Parallelamente, la questione salariale rimane centrale. Sebbene il numero di lavoratori a tempo indeterminato abbia raggiunto un record storico di 16,264 milioni di addetti nel novembre scorso, il livello retributivo medio in Italia è inferiore rispetto a quello di molti paesi concorrenti. Questo porta sempre più persone, anche con un posto fisso, a vivere situazioni di povertà, fenomeno particolarmente diffuso nelle grandi città. Nonostante ciò, il calo dei contratti a termine – tornati ai livelli del novembre 2020 con 2,652 milioni di occupati – e l’aumento del lavoro stabile sono segnali positivi in un contesto complesso. La difficoltà di reperire personale è un problema crescente. Se nel 2017 solo il 21,5% degli imprenditori denunciava questa criticità, nel 2023 la percentuale è salita al 49,4%. Questo significa che un imprenditore su due non riesce a trovare lavoratori qualificati, nonostante l’offerta di contratti a tempo indeterminato. Tale squilibrio rappresenta una sfida che il sistema economico italiano non sembra attualmente attrezzato ad affrontare, aggravata dalle conseguenze delle crisi industriali, dall’assenza di strategie efficaci per contrastare il calo demografico e dal mancato adeguamento delle competenze della forza lavoro alle esigenze del mercato.
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