Cultura & Spettacolo

Portorose: un mare antico che cura il corpo e l’anima

di Nicola Santini -


Portorose è uno di quei luoghi che non si concedono immediatamente. Ti accolgono senza clamore, lasciandoti il tempo di sintonizzarti con un ritmo diverso, più lento e autentico. Qui non ci sono luci accecanti o promesse urlate. Solo una proposta: fermati, ascolta il tuo respiro, immergiti nella bellezza discreta di una località che ha fatto del benessere una vera arte.
La storia di Portorose è intimamente legata all’acqua e al sale, risorse che qui non sono mai state solo elementi naturali, ma veri e propri protagonisti di un’evoluzione culturale e sanitaria. Già nel XIX secolo, si cominciò a intuire il potenziale terapeutico delle saline di Sicciole. Il fango nero e denso, residuo dell’antica evaporazione del mare, venne studiato e applicato per alleviare dolori, curare patologie e regalare alla pelle una morbidezza quasi dimenticata. Un mare antico, imprigionato nella terra, che ancora oggi rivela i suoi segreti con discrezione.

È in questo contesto che la valigia sul letto si poggia al LifeClass, un complesso termale che ha saputo raccogliere l’eredità di una tradizione secolare e trasformarla in un’esperienza contemporanea. Non è solo una questione di trattamenti, ma di filosofia: qui non si viene per “consumare” un momento di relax, ma per riappropriarsi di un tempo diverso, quello del corpo e della mente.
I trattamenti sono un vero rito. Si inizia con la Thalasso Spa, dove il mare si fa cura. L’acqua marina, con il suo carico di minerali, viene utilizzata per idromassaggi, bagni rilassanti e inalazioni che sembrano sciogliere ogni tensione. Il fango salino, riscaldato e applicato sulla pelle, avvolge il corpo come un abbraccio, penetrando in profondità e lasciando una sensazione di leggerezza quasi sorprendente. Qui, ogni dettaglio è pensato per far sì che il visitatore si senta parte di un processo di rigenerazione che va ben oltre il fisico.

L’immersione nelle piscine termali è un’esperienza che parla al cuore. L’acqua, dolcemente calda, sembra raccontare una storia antica: quella di un mare che, milioni di anni fa, ha lasciato la sua impronta nella terra, trasformandola in una risorsa di salute. Mentre il corpo si abbandona a quella dolcezza, i pensieri si dissolvono, lasciando spazio a una pace che raramente trova posto nella quotidianità.
Ma al di là delle terme la magia continua. Passeggiare lungo il suo lungomare è un’esperienza che rivela un’armonia difficile da descrivere. I caffè storici, con i loro tavolini affacciati sull’Adriatico, invitano a fermarsi, magari con un bicchiere di Malvasia in mano, a osservare il mondo che scorre lento. È un lusso che non ha bisogno di grandi investimenti: basta il tempo, quello stesso tempo che altrove sembra mancare sempre. La cucina locale è un altro aspetto che merita di essere vissuto senza fretta. Qui i sapori raccontano storie: del mare, con il pesce fresco preparato in modi semplici e genuini; della terra, con i prodotti che parlano di stagioni e tradizioni.

Non è difficile imbattersi in piatti che combinano influenze slovene, italiane e istriane, creando un equilibrio che soddisfa il palato senza mai appesantire.
E poi c’è Pirano, a pochi passi, un borgo che sembra uscito da un’altra epoca. Le sue calli strette, il campanile che si staglia contro il cielo e quel senso di sospensione nel tempo sono un richiamo irresistibile. È impossibile passeggiare per le sue strade senza sentirsi parte di qualcosa di più grande, di una storia che si intreccia con quella di Portorose in un dialogo continuo tra mare e terra.
Tornare da Portorose significa portare con sé qualcosa di diverso. Non è solo la pelle rigenerata o i muscoli rilassati. È una consapevolezza nuova, quella di aver riscoperto l’importanza delle piccole cose: il silenzio, l’acqua, il respiro.


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