Cronaca

Preso a Crotone leader della mala nigeriana ricercato in Francia

di Cristiana Flaminio -


Ricercato in Francia, aveva trovato rifugio a Crotone: arrestato capo della mala nigeriana. L’uomo, A.D. un 42enne, era stato condannato dai giudici del tribunale di Marsiglia alla pena di dieci anni di reclusione per le accuse di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione e violenza sessuale. In pratica, per traffico di esseri umani. La sentenza aveva portato le autorità francesi a chiedere, e ottenere nel 2023, un mandato d’arresto europeo. Che è stato eseguito dagli agenti dell’Ufficio immigrazione e della Squadra Mobile della Questura di Crotone nella giornata di ieri. Il 42enne però non sarebbe un trafficante qualunque. Bensì si tratterebbe di uno dei leader di Arrow Baga – Supremes Viking, uno dei cults della mala nigeriana più violenti arrivati anche in Europa. Il modus operandi, come riportarono i giornali francesi all’epoca del processo, era sostanzialmente il “solito”. Portavano, in Francia, giovani donne costringendole a prostituirsi sotto la solita minaccia dei riti vudù, anzi djou-djou, e a lasciare alla gang, gestite dalle Madame, le maitresse dei gruppi, i soldi per la “protezione”. Se queste si ribellavano, erano botte, aggressioni, stupri. Nell’ambito del processo emersero diversi, inquietanti, episodi in cui la gang si sarebbe presentata nelle abitazioni delle ragazze per derubarle e stuprarle, in modo da dar loro una lezione. Un’altra ragazza, invece, sarebbe stata marchiata a fuoco. Ma la violenza non era solo per le donne. Alcuni esponenti cooptati nel cult, difatti, avrebbero voluto lasciarlo. Però l’unico modo per farlo, così sarebbe stato stabilito dai capi, era di gettarli dal sesto piano di un edificio abbandonato nella periferia di Marsiglia. Dopo il processo, il 42enne nigeriano aveva fatto perdere ogni traccia di sé rifugiandosi in Italia. Ieri è stato scoperto. L’uomo, che è stato arrestato ai fini dell’estradizione, è stato immediatamente portato in carcere e posto a disposizione della Corte d’Appello di Catanzaro.


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