Cuba fuori dalla black list degli stati sponsor del terrorismo. L’Avana libera 553 detenuti
Cuba ha annunciato la liberazione di 553 prigionieri, una mossa che segue l’intenzione degli Stati Uniti di rimuovere l’isola dalla lista degli Stati sponsor del terrorismo. Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha spiegato che i prigionieri erano stati condannati per vari crimini e ha presentato la decisione come un passo verso il miglioramento delle relazioni con Washington. Tuttavia, l’annuncio ha scatenato forti critiche da parte dei repubblicani statunitensi. Il senatore cubano-americano Ted Cruz ha definito la scelta dell’amministrazione Biden un atto di “appeasement” nei confronti del regime comunista, accusando il governo di mettere in pericolo la sicurezza nazionale e di inviare un segnale di debolezza agli avversari internazionali. Anche Marco Rubio, noto per la sua posizione ferma contro il comunismo, ha espresso dissenso. Questa iniziativa di Biden è una delle ultime mosse di politica estera della sua presidenza, resa possibile grazie a un accordo mediato dalla Chiesa cattolica e sostenuto dalla Conferenza dei vescovi degli Stati Uniti e da organizzazioni per i diritti umani. Tuttavia, si teme che Donald Trump, probabile successore di Biden, possa revocare la decisione. Durante il suo mandato, Trump aveva reinserito Cuba nella lista nera l’11 gennaio 2021, quasi alla fine della sua presidenza, bloccando il processo di disgelo avviato da Barack Obama. Nonostante le polemiche, la liberazione dei prigionieri e l’apertura al dialogo rappresentano una possibile svolta nelle relazioni tra i due Paesi. Tuttavia, Cuba affronta una grave crisi economica, considerata la peggiore degli ultimi decenni. L’embargo statunitense è stato indicato dal governo cubano come la causa principale delle difficoltà, che includono carenze di carburante, cibo, medicinali ed energia. Díaz-Canel ha definito le sanzioni statunitensi “genocide” ma ha ribadito la volontà di affrontare anche situazioni più difficili. Gli analisti internazionali, però, sottolineano che le difficoltà economiche di Cuba derivano anche da una cattiva gestione interna. Il turismo, una delle principali fonti di reddito per l’isola, è stato duramente colpito dalla pandemia di Covid-19, aggravando ulteriormente la situazione. Resta ora da vedere se il governo cubano riuscirà a trarre beneficio dalla riduzione delle tensioni con Washington o se l’iniziativa sarà annullata dalle prossime mosse politiche statunitensi.
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