Cronaca

La richiesta di giustizia per Ramy diventa violenza contro le forze dell’ordine

di Ivano Tolettini -


Uno strano modo di chiedere giustizia per la morte di Ramy è quello di aggredire le forze dell’ordine. Dopo il decesso del 19enne avvenuto a Milano la notte del 24 novembre scorso durante un inseguimento dei carabinieri, la cui diffusione delle immagini nei giorni scorsi ha non solo rinfocolato le polemiche ma ha innescato disordini in diverse città italiane, lascia un segno polemico nel dibattito politico. I cortei degli ultimi giorni, in particolare quello di Bologna, si sono trasformati nel pretesto per assaltare posti di polizia, agenti e militari in servizio per tutelare la sicurezza collettiva, insomma, la scusa da parte di collettivi e gruppi di antagonisti della sinistra estrema a Bologna, Torino e Roma anche per distruggere e saccheggiare negozi e prendersela con luoghi di culto ebraici. Uno spettacolo francamente avvilente e intollerabile, costato il ferimento di decine di agenti, tanto che Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, chiede di approvare con urgenza il “disegno di legge Sicurezza” per contrastare i facinorosi. “Le aggressioni che stanno subendo poliziotti e carabinieri – sottolinea – vanno stroncate. I dati sono chiari: nel 2024, le manifestazioni hanno spedito in ospedale circa 260 agenti, con un incremento rispetto all’anno precedente del 195,5%. È inaccettabile che chi opera per garantire la sicurezza pubblica debba affrontare simili minacce”. Sul punto l’altro ieri la premier Giorgia Meloni aveva affermato con forza che si trattava di “ignobili episodi di disordine e caos”, con pezzi della maggioranza, cui da voce Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega a palazzo Madama, che osservano come “quanto sta accadendo è anche la conseguenza di un atteggiamento irresponsabile e ideologico di parte della sinistra che manda messaggi sbagliati, delegittima gli agenti e alimenta un clima di odio nei loro confronti”. Sul punto ieri pomeriggio Michele de Pascale, governatore dell’Emila Romagna, replica che a proposito degli scontri di Bologna, con il presunto blitz alla sinagoga, “tutti si devono impegnare per abbassare i toni, garantire la condanna agli atti violenti e per dare un messaggio chiaro di coesione istituzionale: avvenimenti di questo tipo non sono tollerati nella nostra regione”. Tanto che il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, presidente dell’Anci dallo scorso novembre, spiega di essere vicino “ai sindaci Gualtieri, Lo Russo e Lepore per le violenze che hanno colpito le loro città. La nostra solidarietà va anche agli agenti feriti e alle forze dell’ordine impegnate. Non esistono mai giustificazioni alla violenza, si tratta di atti inaccettabili che determinano una ancora più accentuata diminuzione della percezione di sicurezza da parte dei cittadini”. Anche il padre di Ramy, l’egiziano Yehia Elgami, più volte pubblicamente ha supplicato “di non usare il nome di mio figlio come scusa, noi chiediamo giustizia, non violenza”. Un atteggiamento responsabile sottolineato da Giovanni Donzelli, responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia. “Ramy non risulta avere nessuna colpa oggettiva e dispiace sia morto. Chi guidava il motorino – dice il deputato – ha una responsabilità molto grave di quanto accaduto, perché non si è fermato all’alt, perché ha guidato in quel modo sconsiderato che si vede, perché se passava uno per strada veniva travolto dal motorino, mettendo a rischio anche l’incolumità delle persone. I carabinieri stavano facendo il loro lavoro”. Anche la segretaria del Pd, Elly Schlein, dopo essere stata sollecitata a intervenire da molti rappresentanti della maggioranza, è intervenuta domenica per ribadire che il suo partito “condanna sempre ogni atto violento, perché non esistono cause giuste per devastare Bologna, né qualsiasi altra città italiana”. Con una lettera il capo della Polizia, Vittorio Pisani, ringrazia la responsabilità degli uomini e donne in divisa per come hanno operato in frangenti obiettivamente difficili, in cui è emerso il loro senso di responsabilità e la professionalità per arginare evidenti comportamenti criminali. “La libertà di manifestare – scrive il prefetto Pisani – è uno dei semi vitali della democrazia, ed abbiamo il dovere di garantirla. Nello stesso tempo, i comportamenti violenti ed illegali vanno perseguiti; e ciò va fatto con gli strumenti forniti dal diritto. L’esercizio dei poteri-doveri a noi affidati richiede spesso momenti di riflessione, affinché le possibili difficoltà operative possano divenire per noi tutti occasione di insegnamento. Ma di questo non dobbiamo avere timore”.


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