Editoriale

Ai e l’insulto alfanumerico

di Adolfo Spezzaferro -


Ci siamo già espressi su quanto la stupidità umana possa battere la più avanzata intelligenza artificiale. Complice la Rete e talvolta una certa dose di sbadataggine (speriamo passeggera), abbiamo visto di recente personaggi pubblici incappare in donnine avvenenti come mamma AI le ha fatte e lasciare in modo del tutto improvvido pure il numero di cellulare personale. Ma i “danni” dell’AI ormai non si contano più – è uno strumento potentissimo che nella sua declinazione chatbot forse andrebbe vietato ai minori (e non solo perché si sostituisce allo studio e ai compiti a casa). Nel bel mezzo della rivoluzione scatenata da questa nuova frontiera del finto-che-sembra-verissimo è davvero complicato esprimere giudizi oggettivi senza scadere nel moralismo più gretto. Però, di fronte alla grande, magnifica stupidità tutta umana non c’è AI che tenga. Come non citare a tal proposito l’episodio dei giorni scorsi che ha gettato nello scompiglio tra le risa sguaiate di tutta Italia il Comune di Bologna. Stiamo parlando di quello che doveva essere un regalo, un riconoscimento per tutti i dipendenti comunali, ma con insulto criptato incorporato. Mentre è in corso l’indagine interna su quanto accaduto, la Card Cultura per il 2025 che, con lettera di accompagnamento, il sindaco Matteo Lepore ha assegnato al personale del Comune ha fatto il giro del web e dei media. “Non solo un segno di gratitudine per il tuo lavoro – il messaggio d’accompagnamento alla card -, ma anche un invito a diventare testimone della cultura bolognese, esplorando, valorizzando e condividendo la ricchezza del nostro patrimonio culturale. Grazie per il tuo impegno quotidiano e buon divertimento con la tua Card Cultura”. Parole toccanti e sentite ma niente di nuovo rispetto alla password di attivazione della card. Ora, siccome si sa che l’intelligenza umana legge le parole incomplete per approssimazione abbinandole a quelle complete, è chiaro a tutti che la password “27UP1d0c0c091ion3” sta per “stupido coglione”. Ossia, il dipendente del Comune che ha avuto in dono la Card. Uno scherzo forse del programmatore del sistema di attivazione della Card e – si spera – non del personale del Comune. Uno sberleffo volgare sotto forma di codice alfanumerico che sintetizza con le sue assonanze fonetiche e somiglianze grafiche il mondo di oggi, così tecnologico e apparentemente così alla portata di tutti. Dove tutto è possibile, anche se poi si scopre che è tutto finto. Teniamo in allenamento l’intelligenza umana, che è meglio.


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