Economia

Disoccupazione e spread, la Bce promuove l’Italia

di Giovanni Vasso -

BCE EUROTOWER EURO TOWER SEDE


La Bce promuove l’Italia. Una volta tanto, arriva da Francoforte una buona notizia. Almeno per quello che, fino a qualche anno fa, era considerato come uno dei grandi malati d’Europa. Nel bollettino economico pubblicato ieri dai banchieri centrali europei, l’analisi che riguarda l’Italia è lusinghiera. Due, sugli altri, i temi più importanti analizzati dalla Bce. Il primo riguarda la disoccupazione mentre il secondo è inerente allo spread o, per dirla meglio, alla solidità della manovra licenziata dal governo che ha convinto i mercati al punto da far viaggiare l’Italia spedita verso lidi più sicuri. Una bella soddisfazione, per il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti. Forse anche maggiore della “nomina” a ministro delle finanze dell’anno tributatagli da The Banker, rivista afferente al Financial Times.

Gli analisti della Bce hanno rilevato che nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, ossia tra settembre e dicembre scorsi, il differenziale tra i titoli emessi dall’Italia rispetto ai tassi Ois, cioè quelli privi di rischio, è sceso di ben nove punti base. Si tratta di un effetto dovuto a “un migliore clima di fiducia che ha caratterizzato le attese relative al bilancio”. Insomma, la manovra ha convinto mercati e analisti dando maggiore solidità ai titoli italiani. Non era per niente scontato, considerando il punto di partenza: il governo, difatti, ha dovuto fare i conti con il nuovo Patto di stabilità e i paletti che ne sono discesi. Non è andata altrettanto bene, a parità di condizioni di partenza, ai cugini francesi che proprio a causa delle “incertezze sulle prospettive di bilancio” hanno visto lo spread con il tasso Ois incrementarsi di ben trenta punti base sui titoli decennali. Peggio ancora, se possibile, è capitato alla solidissima Germania. Non è tanto l’ampiezza dell’aumento dello spread, comunque notevole e pari a ben 23 punti base, quanto il risultato finale: per la prima volta, dal 2016 a oggi, i titoli tedeschi hanno raggiunto il territorio positivo. In pratica, pur restando tra i più affidabili d’Europa e del mondo, i bund emessi dal governo della Germania iniziano a dare qualche grattacapo agli investitori. E nemmeno la notizia delle elezioni imminenti, con il papabilissimo addio alla carica dell’attuale cancelliere Olaf Scholz, ha sortito effetti di sorta. Il guaio è altrove, più che nella politica. È nelle condizioni dell’economia dell’ex locomotiva d’Europa che proprio ieri s’è trovata ad accogliere l’ennesima, pessima, notizia: il calo, ulteriore, degli ordini alle industrie, giù del 5,4% a novembre. E dato che le cattive nuove, come le ciliegie, non vengono mai da sole, ecco che l’Ifo ha aggiornato (al ribasso) il dato della produzione industriale a ottobre: -4,2 per cento.

Passando dalla fiducia negli Stati, e quindi nei loro governi e nelle loro economie testimoniate dallo spread e dalle sue fluttuazioni, alla disoccupazione. La Bce ha incoronato l’Italia come il Paese europeo in cui la disoccupazione è scesa di più in un contesto continentale in cui la percentuale di chi è senza lavoro ha centrato “i minimi storici”. Per gli analisti di Francoforte, “a settembre 2024 il tasso di disoccupazione nell’area si è collocato al 6,3 per cento: si tratta del valore più basso mai registrato dall’introduzione della moneta unica” e risulta “inferiore di 1,1 punti percentuali al livello precedente la pandemia osservato a gennaio 2020”. Tra chi ha fatto meglio c’è il nostro Paese: “Il calo del tasso di disoccupazione è stato generalizzato tra i vari paesi, con alcune differenze. In questo periodo la Spagna e l’Italia, ad esempio, hanno registrato le maggiori riduzioni di tale tasso (-2,6 e -3,5 punti percentuali, rispettivamente), mentre la Germania ha registrato un lieve aumento (+0,3 punti percentuali)”. Ancora una volta è la Germania a segnare i risultati peggiori. “A livello dell’area euro la flessione è stata determinata da un lieve calo del numero di disoccupati, di circa 1,3 milioni di unità, associato a un significativo aumento delle forze di lavoro, salite di 8,6 milioni di unità rispetto a gennaio 2020”, fanno sapere gli analisti della Bce. Che, quando il discorso va a parare sui temi che davvero stanno a cuore alle imprese, come i tassi, torna a lanciare la palla in tribuna. La banca centrale ha ribadito la volontà di non volersi legare a nessun percorso in particolare sui tassi, ripetendo ciò che va dicendo da mesi. Ma tra le chiacchiere formali e i rumors indiscreti che girano negli ambienti finanziari, pare che la Bce vada verso un ulteriore taglio ai tassi. Non fosse altro se non per gettare una ciambella di soccorso alla Germania ferita.


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