Cultura & Spettacolo

VISTO DA – Mufasa, il Re Leone dai valori universali

di Riccardo Manfredelli -


Mufasa – Il Re Leone, prequel del live-action del 2019 Il Re Leone a sua volta rifacimento dell’iconico film d’animazione Disney uscito esattamente trent’anni fa, arriva in Italia in tempo per le feste di Natale; per riunire le famiglie (anche quelle tra le quali non esiste un legame biologico), al buio gravido di magia di una sala cinematografica e attorno all’ideale che un altro mondo possibile esista. Un mondo, prima di tutto interiore, i cui valori portanti siano l’empatia, la solidarietà e l’amore, dimentico di ogni invidia, cattiveria o sete di vendetta.
Regia del Premio Oscar Barry Jenkins, che ha ritrovato nella storia di Mufasa «le stesse bellissime e crude sensazioni della mia infanzia, che ho cercato di espandere provando a dare loro maggiore complessità», il film è dedicato al primo e indimenticabile doppiatore del Re Leone, l’attore Earl James Jones, scomparso a settembre scorso.
All-stars è anche il cast di voci italiane: dal film del 2019 tornano Marco Mengoni (Simba), Elisa (che, nei “panni” di Nala, condivide per la prima volta la sala doppiaggio con la figlia Emma Cecile, voce di Kiara), Edoardo Leo e Stefano Fresi (a proposito, Disney, quando diamo a Timon e Pumbaa il desiderato e meritato spin-off?).
A loro si aggiungono Luca Marinelli, e anche in questo caso assistiamo a una sorta di passaggio di testimone visto che il padre di Mufasa è doppiato dal padre di Marinelli, Eugenio, Alberto Boubakar Malanchino (Mufasa è quindi l’occasione per sviscerare le ragioni della rivalità tra il re e suo fratello Taka/Scar) ed Elodie che riporta in Sarabi l’eleganza della sua falcata, e una certa sfrontata ricerca di indipendenza.
Non c’è film Disney senza una curativa colonna sonora. Così l’autore Lin-Manuel Miranda (già al lavoro sulle canzoni del primo Oceania del 2016 e che in questo caso subentra a Beyoncè): «Tutte le canzoni sulle quali abbiamo lavorato erano già nel copione, l’unica che mi sono permesso di chiedere a Barry di aggiungere era per il cattivo Kiros. Gli ho detto “Hai Mads Michelsen (nella versione italiana canta Dario Oppido, ndr). Non puoi non sfruttarlo”!».
Tra Voglio da sempre un fratello, lirica che segna il passaggio da “famiglia di sangue” a “comunità di intenti”, e Milele, utopica destinazione del viaggio di Mufasa, Taka/Scar e Sarabi, Marinelli ed Elodie (che mentre prepara Sanremo 2025 è attesa a una doppia prova da attrice in “Fuori” di Mario Martone e “Performance” di Lucio Pellegrini) danno il meglio in termini di affiatamento su “Lo so, sei tu”.
E la performance vocale di lui sarebbe una sorpresa se non avesse già spostato al rialzo l’asticella delle cover per il cinema con “Un’emozione da poco” in “Lo chiamavano Jeeg Robot”, esordio dietro la macchina da presa da 8 David di Donatello per Gabriele Mainetti, ormai dieci anni fa.


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