Attualità

Ancora neologismi, non se ne può più

di Angelo Vitale -


Ancora neologismi? Quale italiano parliamo (e scriviamo) nel tempo accelerato dominato dai social e inondato dalle informazioni? A sentire l’Istat, quasi tutti. Poi arrivano i linguisti, come Gaetano Berruto, a chiarire che ci sono in circolazione almeno nove varietà della nostra lingua, compresi quello burocratico, quello gergale e quello informale o il colloquiale. Cioè quelli – gli ultimi due – che condizionano poi l’intera nostra vita quotidiana, a partire dai messaggi che inviamo con gli sms o Whatsapp, frequentemente privi di punteggiatura e fonte degli equivoci che ci rovinano la giornata.

Per non farci mancare niente, ogni fine anno la Treccani con il Libro dell’Anno ufficializza neologismi che neanche sapevamo non essere “autorizzati” considerato che li leggiamo, li scriviamo e li usiamo nel linguaggio parlato da mesi o da anni. Questa volta, nella lista delle novità linguistiche entrano “amichettismo” che ci ricorda scandali bipartisan, “agrobiodiversità” che mette un po’ di malinconia, rammentando il malandato stato di salute della nostra agricoltura. Ma pure l’immancabile “pezzotto” delizia di tanti italiani e croce dell’Agcom, quella “autonomia differenziata” da un poco trascurata, il “campo largo” che non decolla nel fronte opposto al centrodestra che governa l’Italia.

Poi ci sono gli anglicismi. Di “pandoro-gate” è pienamente responsabile Chiara Ferragni, nel 2024 scoppiettante protagonista di una serie infinita di scandali e controversie giudiziarie. Invece, “alcolock” è forse meno usato in Italia dei vini e superalcolici che intende smascherare. Da prevedere, in questo 2025, che diventi il protagonista della valanga di ricorsi che saranno proposti contro un dispositivo già finito, nelle cronache, sul banco degli accusati per mettere sullo stesso piano, ai fini del ritiro della patente di guida, gli alcolici e alcuni tipi di farmaci. attualissimo, a pochi giorni dal rientro di Donald Trump alla Casa Bianca, “Maga”, l’acronimo di “Make America Great Again” usato per indicare chi sostiene il presidente statunitense Donald Trump, qui da noi molto avverso – per uscire dal campo degli anglicismi – a “TeleMeloni”, inventato da chi accusa la premier di aver monopolizzato i canali della tv nazionale. Per finire, purtroppo in uso da decenni gli insopportabili “assolutamente sì” e “assolutamente no” che vorrebbero rendere perentorie normalissime affermazioni o negazioni. Si salvi chi può.


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