Via al Giubileo, il Papa a San Pietro: “Tacciano le armi”
Venticinquemila fedeli in Piazza San Pietro per l’apertura ufficiale del Giubileo della speranza. Nella Basilica di San Pietro, presenti seimila fedeli per la messa della vigilia di Natale presieduta dal Papa. Oggi, dalle 8 di mattina la Porta Santa di San Pietro è aperta ai fedeli.
Bergoglio ha aperto ufficialmente l’Anno Santo dedicato alla speranza aprendo la Porta Santa. Poi ha presieduto la messa della vigilia di Natale. Al termine, sulla sedia a rotelle, affiancato da una delegazione di bambini di tutto il mondo, ha portato il Bambinello nel presepe di San Pietro. Oggi Bergoglio terrà l’Urbi et Orbi rilanciando l’appello per la pace nel mondo dilaniato dalle guerre. Durante l’omelia nella messa di Natale, ha dato voce a tutta la sua preoccupazione in un passaggio a braccio nel quale ha denunciato le “tante desolazioni in questo tempo. Pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali. Non indugiare, non rallentare il passo, ma lasciarsi attirare dalla bella notizia”.
“Senza indugio, – ha osservato ancora – andiamo a vedere il Signore che è nato per noi, con il cuore leggero e sveglio, pronto all’incontro, per essere capaci di tradurre la speranza nelle situazioni della nostra vita. E questo è il nostro compito: tradurre la speranza nelle diverse situazioni della vita. Perché la speranza cristiana non è un lieto fine da attendere passivamente, non è l’happy end di un film: è la promessa del Signore da accogliere qui, ora, in questa terra che soffre e che geme”.
“Abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo – ha detto -: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te!”.
Così il pontefice nel suo tradizionale messaggio natalizio ai fedeli in piazza San Pietro dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana:”Tacciano le armi in Medio Oriente! Con gli occhi fissi sulla culla di Betlemme, rivolgo il pensiero alle comunità cristiane in Palestina e in Israele, in particolare a Gaza, dove la situazione umanitaria è gravissima. Cessi il fuoco, si liberino gli ostaggi e si aiuti la popolazione stremata dalla fame e dalla guerra. Sono vicino anche alla comunità cristiana in Libano, soprattutto al sud, e a quella in Siria, in questo momento così delicato. Si aprano le porte del dialogo e della pace in tutta la regione, lacerata dal conflitto. E voglio ricordare qui anche il popolo libico, incoraggiando a cercare soluzioni che consentano la riconciliazione nazionale”.
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