Politica

PRIMA PAGINA-Migranti, avanti con “soluzioni innovative”

di Giuseppe Ariola -


Tirare dritto sul trasferimento dei migranti in attesa di rimpatrio presso i centri realizzati in Albania in virtù dell’accordo tra i governi di Roma e Tirana. È questa la linea confermata da Palazzo Chigi dopo mesi di polemiche politiche, scontri con la magistratura – soprattutto a causa di alcune sentenze sui respingimenti che hanno di fatto boicottato le politiche del governo in tema di immigrazione – e un’apposita norma per meglio definire la lista dei paesi considerati sicuri e una breve fase di stallo. L’intenzione del governo di procedere con determinazione sulla strada già tracciata è stata nuovamente confermata dopo un apposito vertice sui migranti e, in particolare, sull’attuazione del Protocollo tra Italia e Albania, presieduto da Giorgia Meloni e al quale hanno preso parte il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il ministro per gli Affari europei, il Pnrr e le Politiche di coesione Tommaso Foti e il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano. “Anche alla luce della recente sentenza della Corte di Cassazione che ha indicato le competenze relative all’individuazione dei Paesi di origine sicura a livello nazionale – recita una nota diffusa da Palazzo Chigi al termine della riunione – il vertice ha ribadito la ferma intenzione di continuare a lavorare, insieme ai partner Ue e in linea con le conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 19 dicembre, sulle cosiddette ‘soluzioni innovative’ al fenomeno migratorio”. L’accento non può che ricadere sull’espressione ‘soluzioni innovative’ con la quale si è chiaramente voluto rispondere innanzitutto alle critiche avanzate all’intesa da parte delle opposizioni che, forti delle sentenze con le quali gli irregolari già trasferiti in Albania hanno dovuto far rientro in Italia, hanno accusato il governo tutto e in primis la premier Giorgia Meloni di sprecare denaro. Così come non sembra certamente casuale il riferimento ai ‘partner Ue’ dal momento che il Protocollo, tanto avversato dalla sinistra in Italia, a livello europeo ha suscitato, invece, reazioni positive, a partire da quella di Ursula von der Leyen che già mesi fa lo aveva definito come un modello esportabile anche in altri paesi. L’intenzione di procedere mantenendo la rotta era di fatto scontata e in qualche modo già annunciata dalle stesse dichiarazioni con le quali Giorgia Meloni pochi giorni fa era tornata sulla questione dell’intesa con l’Albania ribadendo l’intenzione di profondere il massimo sforzo affinché questa soluzione producesse i risultati immaginati. Non a caso, al termine del vertice al quale ha partecipato da remoto perché in missione in Kosovo, il titolare della Farnesina ha sottolineato l’intenzione di andare avanti con quello che ha definito come “il nostro impegno a seguire un percorso che anche l’Unione Europea ha riconosciuto”, evidenziando proprio come “le soluzioni innovative sono state apprezzate, anche da altri paesi”. Il tema delle politiche migratorie e del contrasto all’immigrazione clandestina è infatti stato trattato anche nel corso dell’ultimo Consiglio europeo che si è svolto la scorsa settimana e il ‘modello italiano’ dei centri per i rimpatri impiantati al di fuori dei confini nazionali ha suscitato l’interesse di altri stati, come per esempio l’Olanda e la Danimarca.
Ovviamente, al termine del vertice di ieri a Palazzo Chigi le opposizioni hanno ripreso a criticare la linea del governo. L’attenzione di Palazzo Chigi è però adesso rivolta a verificare cosa accadrà dal prossimo 11 gennaio, giorno in cui diventerà operativa la previsione, inserita nel decreto Flussi, che pone in capo alle Corti d’appello le decisioni sui trattenimenti dei migranti, sottraendone la competenza ai magistrati delle sezioni immigrazione. È chiaro che se le decisioni della magistratura dovessero d’ora in poi risultare coerenti con la linea del governo si sarebbe dinanzi a una nuova narrazione che consentirebbe alle navi italiane di ripartire alle volta dell’Albania senza il rischio di dover rientrare con gli stessi migranti a bordo.


Torna alle notizie in home