Hot parade
Sale: Tony Effe. Cancellato come un Povia qualsiasi, Tony Effe dice gnaffe a Roberto Gualtieri e ai suoi sodali che gli hanno negato il Capodanno in piazza. Chiama a raccolta i suoi che polverizzano subito 8mila biglietti al PalaEur per il “suo” spettacolo. Ci saranno anche altri ospiti, ricchi premi e cotillons mentre cannoneggiano, gli artisti delle sua scuderia e di quelle alleate sul sindaco censore, sul Pd bacchettone, sul centrosinistra boomer. Al Concertone rischia di restarci solo il sindaco con la sua chitarra. E senza manco Elly, reginetta del Pride sulle note di Sesso e Samba a sentirlo.
Stabile: Simone Cicalone. Aridaje. Va bene che Fratelli d’Italia per youtuber e tribuni radiofonici c’ha un debole da mo’ (ciao, Michetti) ma la candidatura a sindaco di Roma per Simone Cicalone, il boxeur che raddrizza i torti in metro, nonostante i rumors sarebbe un po’ too much. Vero è che è diventato un divo, un Robin Hood. Verissimo che basta poco in questi tempi cretini per diventarlo. Ma poi, se davvero lo candidassero chi li sente i “ciccioni” con l’aggravante del krav-magheggio che sfotteva prima di diventare il giustiziere di Barberini?
Scende: Massimo Giannini. Oh no. Ha deciso che era troppo pure per lui. E così,a malincuore, l’ex direttore de La Stampa ha deciso di auto-eliminarsi dalla chat progressista del 25 Aprile (l’avevano chiamata Bella Chat, un po’ a fare il verso alla canzoncina un po’ a dirsi belli da soli) perché i pacifinti e illuminati intellettuali, quelli toccati (sì e molto) dalla Grazia (no, anche no), i senatori dell’Accademia dei pensatori de noantri se le suonano di santa ragione. C’è chi si caccia, chi si reinserisce, chi vaneggia, chi strologa, chi minaccia, chi piange e chi funge. Gnegnegné.
*di Simone Donati
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