Attualità

I POTERI CORTI – Prodotto o processo?

di Marco Travaglini -


“Guarda, ancora non è arrivato niente, siamo alle solite”, disse l’imprenditore al consulente.
“Strano davvero che passino tutti questi giorni; comunque, anche il registro nazionale dice che la pratica è in lavorazione; però, fammi una cortesia: fai guardare ancora meglio sugli estratti conto, perché mi sembra davvero strano”, rispose così il consulente.
E infatti la somma era stata versata da circa 40 gg (con tutta la sbadataggine dell’amministrazione aziendale) e il registro nazionale non era stato aggiornato (con tutta la lentezza o complementare distrazione dell’amministrazione pubblica).
Di queste scenette se ne possono raccontare a migliaia ogni giorno nel nostro amato Paese e il luogo comune più sentito è: “c’è troppa burocrazia”.
Siamo quasi a Natale e, se avessi modo di poter scrivere una letterina ai Babbo Ministri, chiederei di mettere a scuola un’ora a settimana sui concetti di organizzazione, attenzione, qualità della comunicazione; chiederei di deliberare una campagna nazionale per tutti gli imprenditori e i loro consulenti, per poter lavorare curando molto la qualità del processo lavorativo, dei passaggi di consegne e degli scambi di comunicazione; aggiungerei una campagna pubblicitaria nei canali mainstream RAI, per sensibilizzare la comunità a lavorare e relazionarsi con sinergia, rispetto e ascolto degli altri, con connessione sociale e professionale.
Perché il mondo (è) dei servizi, delle esperienze e dei processi di ogni genere – e del porsi e approcciare alla propria vita professionale e personale con qualità e attenzione – è diventato fondamentale in una società poltiglia, così come la definisce da anni il Censis.
Allora siamo sempre lì, a raccontare del prodotto italiano, spesso tronfi della nostra storia e del nostro passato e di Leonardo (di cui andiamo tutti fieri, ma quasi sempre con il “prosciutto negli occhi”) senza pensare che sopra o vicino a questo benedetto Made in Italy, ci sono ormai esperienze e servizi da aggiungere (nella fruizione, nella logistica, nella comunicazione e in tutto ciò che sia completare al prodotto) e da connettere con il sistema produttivo, portando dunque tutto ad essere servizio, dove il momento produttivo e quello di consumo coincido, con aumento esponenziale della difficoltà di mantenere gli standard di qualità di tanti anni fa, quando il mondo era davvero più semplice, con meno cose, meno personalizzazioni, meno tutto.
Allora, siamo sicuri di voler continuare con grandi capannoni, ormai dismessi, e una politica “product oriented” che continua ad imporre un marchio Italia, rimasto certamente forte agli occhi dell’estero, ma che stenta a migliorare un’organizzazione interna e alla sua conseguente capacità di creare valore?
Pensaci tu allora Babbo Natale a dire che il mondo è cambiato e non vestirti da Superman per riportarlo indietro, che tanto non ci riuscirebbe neanche lui stavolta.


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