Cultura & Spettacolo

Ricordando Schubert

di Redazione -


di Benedetta Basile

Per gli amanti della musica il 19 novembre è una nota ricorrenza. Ben 194 anni fa, a soli 31 anni, morì il noto compositore austriaco Franz Peter Schubert. Nonostante la giovane età, il musicista ci ha lasciato un numero decisamente importante di composizioni, la maggior di loro furono però conosciute molti anni dopo la sua morte.
La possibilità di ascoltare la musica di Schubert, infatti, finché era in vita, era circoscritta ad un numero molto ristretto di amici e ammiratori per lo più viennesi, che apprezzavano in particolare modo i suoi “Lieder”, di cui tutt’oggi è indiscutibilmente il più grande maestro.
Scrisse anche molta musica da camera, per il pianoforte, musiche di scena, musica sacra e, soprattutto, undici sinfonie, di cui ben tre rimasero incompiute.
Franz Peter Schubert nacque il 31 gennaio 1797, nella casa detta “Zum roten Krebsen, ovvero al granchio rosso, a Lichtental, un sobborgo di Vienna, da Elisabeth Vietz e Franz Theodor Schubert. I suoi genitori si sposarono il 17 gennaio 1785 e lui era il dodicesimo di quattordici figli, di cui solo cinque però raggiunsero l’età adulta. Il padre fu il suo primo insegnante.
Studiò canto, organo, pianoforte, e armonia seguito da Michael Holzer organista e maestro del coro parrocchiale del suo quartiere. Il suo stesso maestro ripetè più volte di non aver mai avuto a che fare con un allievo dotato di così tanto talento. Era solito contemplarlo con le lacrime agli occhi, dicendo: “In che posso essergli utile? Quando voglio insegnargli qualcosa, la sa già” oppure “Ha l’armonia nel dito mignolo”.
A soli 11 anni Franz divenne cantore nella cappella di corte e vinse una borsa di studio, grazie alla quale riuscì ad entrare nell’imperialregio Stadtkonvikt di Vienna.
Le sue prime composizioni furono dei quartetti, che risalgono agli anni 1811 e 1812, che il giovane scrisse per eseguirle alla presenza dei suoi soli componenti familiari.
Alla fine del 1816 Schubert aveva già composto “Erlkonig”, il “Re Degli Elfi” e i “Lieder” per voce e pianoforte erano già oltre cinquecento.
Quello stesso anno, grazie al sostegno di alcuni amici, decise di abbandonare la scuola del padre dove stava lavorando. Tra di loro ci fu il poeta e librettista Franz Von Schober, l’avvocato ed ex violinista Joseph Von Spaun, il poeta Johann Mayrhofer, i pittori Leopold Kupelwieser e Moritz von Schwind, il pianista Anselm Huttenbrenner, Anna Froelich, sorella di un cantante d’opera e Johann Michael Vogl, baritono e compositore che fu uno dei principali divulgatori delle “Lieder”.
Grazie a questa sua numerosa cerchia di amici nobili, benestanti e benefattori, nonostante le ristrettezze economiche, Schubert, potè portare avanti la sua attività di compositore per tutta la vita, senza dover mai cercare un impiego.
Purtroppo, durante un soggiorno presso la residenza estiva del conte Esterhazy, in Cecoslovacchia, contrasse la sifilide che minò non poco la sua salute e il suo fisico e non gli fece superare un attacco di febbre tifoide contratta a Eisenstadt durante una visita alla tomba di Franz Joseph Haydn.
Franz Schubert si spense così il 19 novembre 1828 a Vienna alla giovane età di 31 anni.
Al compositore viennese venne riconosciuto da molti musicisti un “forte appetito per la sperimentazione”, tra questi il compositore Ernst Krenek, che inizialmente lo considerò un semplice “fortunato inventore di melodie piacevoli”, ma dopo aver studiato una serie di brani, si dovette ricredere.
Questo “appetito” si ripropose spesso nella stesura e nella composizione dei pezzi composti da Schubert. Nelle sue prime creazioni fu sicuramente influenzato da Mozart e Beethoven, ma in seguito adottò uno stile orientato su varie forme e generi come l’opera, la musica sinfonica, la musica liturgica e le composizioni per il pianoforte.
Ma il segno indelebile del grande maestro lo si trova nei “Lieder”, ovvero canzoni, di questi sperimentò le potenzialità fino ad allora inespresse del genere, componendone parecchie e raggiungendo risultati notevoli a livello di innovazione, tenendo a forme libere, soprattutto a livello metrico. Uno stile unico e inconfondibile oltre che tipico del nuovo movimento romantico.


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