Dark lady a Vicenza: “La badante col vizio di uccidere i nonnini”
Per due volte, in occasione dei funerali delle sue presunte vittime, scrive lettere di angosciata partecipazione al dolore dei congiunti per la dipartita degli anziani che accudiva. Come in un film dell’orrore. Mai nessuno avrebbe immaginato che la causa della morte sarebbe stata un’esagerata somministrazione di antidepressivi che, trasformatisi in armi letali, sarebbero stati l’ossatura del canovaccio dell’inchiesta di straordinaria criminalità. E alle vittime, a dare i farmaci in quantità industriale, sarebbe stata volontariamente l’insospettabile badante diventata ipotetica serial killer, che sui profili social si mostra ammiccante e in pose generose. Da mercoledì sera l’ex commerciante Paoletta Pettinà, 46 anni, di Bolzano Vicentino, che si era riconvertita in badante spacciando attestati sanitari in realtà frutto della sua spericolata fantasia – perché dicono i carabinieri che è una bugiarda seriale -, è ristretta nel carcere di Montorio, a Verona, col sospetto di avere ucciso quattro anziani e avere attentato alla vita di altri quattro, mentre il quinto sopravvissuto alle sue ipotizzate diaboliche attenzioni sarebbe l’ex compagno, che a differenza della madre finita al camposanto, l’ha scampata. “Sì, somministravo farmaci, ma non volevo certo uccidere”, si difende Pettinà davanti al gip Matteo Mantovani, che ha firmato l’ordine di custodia ravvisando l’estrema pericolosità sociale e di potere rinnovare gli omicidi se lasciata libera. Per il Pm Maria Elena Pinna, coadiuvata dal medico legale Nicolò Pagani e della prof. Rossella Gottardo, l’ex commerciante di profumi avrebbe le caratteristiche della dark lady, che a un certo punto della sua esistenza avrebbe coltivato il vizio di uccidere chi in teoria doveva assistere. Ma è davvero andata come ipotizza il Pm Pinna, che ha coordinato i carabinieri del Nucleo investigativo di Vicenza? Gli indizi, a leggere gli atti, sono pesanti e coincidenti. “Siamo choccati, la comunità è sconvolta”, spiega ai cronisti Marica Rigon, sindaca di Sandrigo, dove abitava Imelda Stevan di 81 anni, per la cui morte Pettinà è stata arrestata. Mentre per gli altri tre presunti omicidi – quelli di Graziella Pulliero e del marito Romano Rossi di 81 anni, entrambi di Bolzano Vicentino, e di Alessandra Balestra, 75enne di Vicenza, madre del suo compagno -, la badante, che sui social era referenziata, è indagata senza misure cautelari. L’inchiesta è stata avviata nella primavera 2024 dai carabinieri di Breganze, che hanno raccolto quelle che all’epoca erano perplessità dei familiari di anziani, che si erano sentiti male durante l’assistenza domiciliare di Pettinà, ed erano migliorati dopo il ricovero. Era così emerso che la coppia era stata avvelenata con farmaci a base di benzodiazepine somministrate in dosi da cavallo. Xanax, Tavor, Lorazepam e Trittico acquistati da Pettinà in dosi esagerate grazie anche a ricette dubbie – e che hanno spinto i carabinieri a perquisire tre farmacie per eventuali riscontri di comportamenti illegali perché da marzo 2024 la vendita avviene dietro prescrizione – avrebbero stordito i numerosi assistiti che la donna avrebbe alleggeriti anche di preziosi. Per questo la Pm Pinna le contesta la rapina aggravata, lo spaccio di medicinali e l’autoriciclaggio. Ascoltando decine e decine di testimoni gli investigatori si sono fatti l’idea che Pettinà non solo sarebbe stata una bugiarda affabulatrice, nel vendersi come esperta operatrice che aveva frequentato anche corsi ospedalieri, ma aveva messo in piedi una sceneggiatura, dopo avere narcotizzato le vittime, per affermarsi come compassionevole assistente che nel momento del lutto sapeva affrontare il dolore consolando i parenti delle vittime grazie a racconti strappalacrime elargiti sotto forma di condivisione scritta. Ma quale sarebbe il movente di questo folle comportamento? Perché Paoletta Pettinà avrebbe stordito i poveri anziani con gli antidepressivi, di cui lei stessa è consumatrice, fino alle estreme conseguenze? Per rapinarli e nascondere le tracce delle malefatte, o c’è dell’altro? A queste domande cercano di rispondere i carabinieri di Vicenza, che fin qui hanno svolto un lavoro certosino, ma che non si stupirebbero se gli episodi da approfondire fossero altri. Tutte le famiglie che si sono avvalse della collaborazione della badante dall’agile favella dal 2022 sono state contattate. “La mia assistita è scossa per l’accaduto, non voleva uccidere”, dice ai cronisti l’avvocato Roberto Busa. I familiari delle vittime sono ancora più sconvolti: come le comunità coinvolte.
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