Ambiente

Diario di Montagna – Marco Pecoraio, il ricordo a un anno dalla tragedia

di Paolo Consoli -


Diario di Montagna – Marco Pecoraio, il ricordo a un anno dalla tragedia

31 dicembre 2023: il giorno in cui Marco Pecoraio, 58 anni, perse la vita. E il giorno in cui compresi che la montagna non è un semplice passatempo, ma un mondo complesso, da rispettare e, a volte, da temere.
Quella mattina, da inesperto, avevo deciso di affrontare un’escursione a Pizzo Cefalone, in Abruzzo, insieme a una ragazza con cui facevo escursioni. Lei era più abituata di me alla montagna, ma non eravamo preparati per un percorso del genere, soprattutto con il tempo che c’era: freddo intenso e neve che rendeva ogni sentiero pericoloso. Arrivati sul posto, pochi escursionisti si aggiravano intorno, un segnale che avremmo dovuto cogliere. Tra loro, due uomini apparivano esperti, almeno a giudicare dall’attrezzatura. Si voltarono verso di noi per un momento, accennando un saluto. In montagna è consuetudine salutarsi, un gesto di rispetto tra escursionisti. Uno di loro, Marco, purtroppo, non sarebbe più tornato.

Io, meno coraggioso, proposi di restare a Campo Imperatore a scattare foto e girare video. Lei, seppur contrariata, accettò e tornammo indietro. Nel pomeriggio però, un elicottero iniziò a sorvolare incessantemente il Gran Sasso. Qualcosa di grave era accaduto. Solo più tardi scoprimmo che Marco, uno dei due alpinisti che avevo notato nella mattinata tra nebbia e vento, era scivolato su una lingua di neve e precipitato in un dirupo tra Monte Portella e Pizzo Cefalone, un tratto pericolosissimo.
Il suo compagno di escursione diede l’allarme alle 13, ma fu recuperato solo alle 18 a causa del maltempo. Il corpo di Marco fu trovato il giorno dopo, 300 metri più a valle. Da quel momento ho imparato a vivere la montagna con più rispetto e consapevolezza. Essere esperti o inesperti non fa la differenza: la montagna non perdona e a volte sono proprio gli esperti, fiduciosi, a rischiare di più.
Quasi un anno dopo, ho deciso di raccontare questa storia, non solo per ricordare Marco, ma per riflettere sull’importanza di conoscere e rispettare la montagna.

Ho scoperto che sua sorella, Patrizia, era amica di mia madre su Facebook, un legame casuale che mi ha portato a contattarla. Non volevo essere invadente, né ridurre questa vicenda a un semplice articolo di cronaca. Le ho chiesto di parlarmi di Marco: di chi fosse, in famiglia e nella sua passione per la montagna. Patrizia ha accettato, e attraverso le sue parole spero di restituire un pensiero autentico, che renda onore alla memoria di Marco.

Patrizia Pecoraio 9 dicembre 2024 – “Grazie, Paolo. È un pensiero bellissimo, sono davvero commossa. Posso dirti che quando si perde un caro in modo così improvviso si rimane spiazzati! Il dolore è forse ancora più intenso perché non te lo aspetti. Mio fratello era una persona molto riservata, ma a suo modo aiutava sempre gli amici e chiunque avesse bisogno. Era un bravo elettricista: aveva preso il diploma alle scuole serali e si era dedicato con passione a quel lavoro per tutta la vita. Chi lo conosceva può confermare che persona buona e disponibile fosse. Mi dispiace pensare che la sua vita si sia interrotta così bruscamente per uno sport che lui amava. Purtroppo, però, la montagna non fa sconti a nessuno, e come lui, tanti altri prima di lui se ne sono andati nello stesso modo. Mi manca tanto, e non riesco ancora ad accettarlo, perché è stato tutto così incredibilmente veloce e inaspettato. Ma io voglio ricordarlo così: felice, sulla vetta del mondo. È solo un arrivederci, non un addio.


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