PRIMA PAGINA-La Manovra arriva in Aula alla Camera, tempi flash per l’ok
Oggi nell’Aula della Camera prenderà finalmente il via la discussione generale sulla Manovra. La timeline è serrata e già nella tarda mattinata dovrebbero iniziare le votazioni, come è stato deciso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio di ieri. Salvo incidenti di percorso ed eventuali ritorni del testo della manovra in commissione per aggiustamenti o ritocchi anche solo formali, possibilità che si vuole a tutti i costi scongiurare, già domani alle 11 ci sarà la chiama per il voto di fiducia. In serata dovrebbero poi avere luogo le votazioni sui restanti articoli, sui rispettivi emendamenti, quelle sugli ordini del giorno e poi, successivamente all’esame della Nota di variazione, il voto finale. Breve o lunga che sia è quindi prevista anche una seduta notturna per riuscire a concludere l’esame del testo entro domani e poterlo così trasmettere al Senato, dove è ormai quasi certo che non si riuscirà a dare il via libera definitivo alla legge di Bilancio entro Natale. La data ipotizzata oscilla tra venerdì 27 e sabato28 e quel che appare chiaro è che non ci potranno essere modifiche al testo che uscirà dalla Camera. Non ci sono infatti i tempi per una terza lettura entro la fine dell’anno che si renderebbe necessaria qualora a Palazzo Madama la manovra venisse modificata. Ecco perché si è inizialmente immaginato che il governo ponesse la questione di fiducia anche al Senato. Poi, però, le parole della premier Giorgia Meloni durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo di oggi e domani hanno fatto intravedere uno spiraglio differente. “Sarei molto contenta se ci mettessimo d’accordo sui tempi per un’approvazione della manovra senza il voto di fiducia, chiaramente dobbiamo rispettare i tempi”, ha detto la presidente del Consiglio, ben consapevole che il provvedimento che sarà trasmesso dalla Camera non potrà essere in alcun caso modificato e che quindi una blindatura del testo attraverso la fiducia potrebbe rivelarsi necessaria. La replica di Matteo Renzi è, infatti, all’insegna dell’ironia, con tanto di una citazione di fantozziana memoria: “Com’è umana lei – ha attaccato il leader di Italia Viva – che ci permette di votare senza la fiducia. Magari la prossima volta facciamo due letture parlamentari…”. Ancora scottato da come è finita la sua esperienza a Palazzo Chigi, Renzi ha poi aggiunto che è “la terza volta in tre anni che arrivate con il superamento del bicameralismo paritario, io vedo anche l’aspetto positivo, lei supera il bicameralismo paritario senza fare la riforma e senza il referendum, lo trovo saggio vista la mia esperienza personale, ma lo trovo anche leggermente incostituzionale”. L’ex presidente del Consiglio ha poi concluso chiedendo “un fioretto per Natale e per il prossimo anno: potete riportare in questo Paese il bicameralismo paritario in cui i parlamentari possano discutere?”. Dal Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte invece torna all’attacco sulla tanto discussa norma, su cui poi c’è stato il dietro front del governo, sull’equiparazione dello stipendio dei ministri non parlamentari a quello dei colleghi che sono anche deputati o senatori. “Su carovita e perdita del potere d’acquisto – ha detto il leader grillino – non disturbate il governo Meloni: sono troppo impegnati a trovare l’escamotage per aumentare i soldi da dare ai ministri”. A questa e alle critiche dei pentastellati Giorgia Meloni replica rivendicando che quello messo in atto dal suo governo è “un cambio di passo importante rispetto a quello che è stato fatto da quelli che oggi ci accusano di essere servi delle lobby delle banche. Ricordo di avere contestato quando governava il M5s, il modo in cui era stato disegnato un provvedimento che l’allora presidente Conte definì ‘potenza di fuoco’ di 400 miliardi di euro messi a disposizione delle banche per concedere prestiti alle imprese e ai cittadini senza impedire che le banche utilizzassero la garanzia dello Stato per rinegoziare prestiti che avevano già fornito. Penso che sia questo sia regalare soldi alle banche. Sono contenta di guidare un governo che su questo ha corretto la rotta”.
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