Romeo e i veneti all’attacco di Salvini. E “Zaia fino al 2026”
Matteo Salvini è sotto attacco della Lega territoriale, che invoca il Nord come motivo fondante e rigenerativo dell’appartenenza per non snaturare il partito e non consegnarsi definitivamente armi e bagagli a Fratelli d’Italia, dopo la scalata delle Politiche consolidata alle Europee. Il leader del Carroccio per attenuare la delusione della base che a Venezia come a Milano invoca a gran voce “il Nord prima di tutto”, gioca la carta Zaia fino alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, e lascia aperta la strada al Terzo mandato, sul quale potrebbe esserci addirittura la convergenza della strategica Giorgia Meloni, che è consapevole dell’assenza di un cavallo di razza tra i Fratelli d’Italia sotto il campanile di Piazza San Marco e potrebbe riaprire la partita per il doge trevigiano, consolidando la legislatura fino all’autunno 2027. Egli ha ribadito la logica di una Lega nazionale ed ha avvertito i suoi che “siamo sotto attacco, e quando sei sotto attacco l’unica cosa che non puoi permetterti di fare di litigare nel tuo accampamento. Criticare è facile, scegliere meno”.
Il neo segretario e gli zaiani – Il neo segretario Massimiliano Romeo, capogruppo leghista al Senato, ha riscaldato i cuori dei 370 delegati domenica quando ha guardato in faccia il segretario Matteo e ha detto papale: “ Non ci ha mai appassionato il dibattito sull’andare al centro o a destra. Nell’immaginario collettivo, la destra sarà sempre rappresentata da Meloni e Fratelli d’Italia, così come il centro è rappresentato da Forza Italia, Renzi, Calenda e Noi moderati. La Lega agli occhi dei cittadini rappresenta il movimento del territorio. Questo rappresenta la Lega, l’idea che non ci si può perdere in dibattiti senza senso. Bisogna far sì che dal territorio, quando i cittadini e quando le aziende un pò, si corra come facevamo una volta. Altrimenti rischiamo di diventare la copia degli altri, gli elettori tra la copia e l’originale scelgono l’originale. Riprendiamoci la nostra identità”. Lo stesso concetto lo aveva ribadito Roberto Marcato, potente assessore allo Sviluppo economico del Veneto, zaiano doc, qualche settimana fa, quando riconoscendo la supremazia elettorale di FdI per cui “è assolutamente legittimo” che il partito di Meloni rivendichi la presidenza del Veneto, ha osservato però che è “altrettanto legittimo per la Lega data la presenza capillare di amministratori leghisti in tutto il Veneto” guardare a un altro mandato di Zaia, altrimenti la Liga è pronta ha impegnarsi con una propria lista nel nome di Zaia, considerato che nel 2020 la “lista Zaia” ha ottenuto oltre il 44%. Insomma, Salvini, ma anche la Giorgia Nazionale sono avvertiti del malessere politico che cova a Nordest, col rischio che la spaccatura del centrodestra potrebbe favorire il centrosinistra che in Veneto non ha mai toccato palla alle elezioni. E se Romeo l’altro giorno prima di essere eletto per acclamazione ha sostenuto che “a me questa storia della Lega di Zaia, di Giorgetti, di Vannacci non convince perché ci vuole più lega di comunità, perché nessuno di noi, se non ci fosse stato il simbolo, avrebbe mai fatto quello che ha potuto fare”, il leader Salvini ha delineato la sua strategia per le regionali che in teoria dovrebbero tenersi nell’autunno prossimo. “Il 2025 è un anno di costruzione – ha analizzato -, ci sono alcune regionali in programma per l’autunno 2025. Io ho proposto al tavolo del centrodestra di spostarle a primavera 2026 per non andare a votare in autunno sotto l’acqua e anche perché mi sembrerebbe giusto che Luca Zaia potesse accendere la fiaccola olimpica a febbraio 2026”. Sul punto ieri Zaia è ritornato sottolineando che “non so cosa accadrà, immagino serva un provvedimento di legge per prorogare la durata delle legislatura non solo del Veneto, ma anche di altre regioni che hanno votato insieme a noi nel settembre 2020, certo è che è uno scenario particolarissimo: i Comuni andranno al voto nella primavera del 2026 e, se non si cambiasse nulla, il Veneto andrebbe al voto nell’ottobre 2025. Questo vorrebbe dire che avremmo doppie spese per la convocazione dei comizi elettorali e delle urne e soprattutto avremmo un grande problema di affluenza alle urne”. Senza considerare che la questione Terzo mandato, che per i Fratelli d’Italia veneti sarebbe chiusa, potrebbe riaccendersi con il placet della premier. Se sono rose politiche fioriranno.
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